Vivere con
intelligenza
3ème Millénaire n. 91 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini
La realizzazione del Sé non è più un risultato di una
visione e d’una accettazione improvvisa di un’idea
radicalmente nuova, ma piuttosto la visione integrale, istantanea, della
totalità del processo. Questa visione genera un cambiamento di coscienza, e non
un’aggiunta nel processo d’accumulazione.
Secondo tutte le apparenze esteriori, siamo identici, ma interiormente la
direzione è totalmente differente.
Nel mondo dei fenomeni l’Intelligenza deve funzionare
attraverso le forme esistenti. Ognuno di noi, al momento del risveglio, è al
posto esatto che abbiamo stabilito per noi stessi. E’ come risvegliarsi da un
sonno ordinario, in cui ci ritroviamo nella situazione che abbiamo creato. Può
essere un palazzo o una capanna, possiamo avere una famiglia o essere
totalmente soli. Là dove ci troviamo nel momento del risveglio, non ha niente a
che vedere col risveglio. Ciascuno deve cominciare al livello in cui occorre sciogliere
i nodi che abbiamo legato nel tessuto della nostra
vita.
Le qualità intrinseche all’Intelligenza, come la libertà, la
capacità di apprendere, la facoltà di percepire, l’integrità, ecc, non sono
attive che nel momento presente. L’Intelligenza non è uno scopo che può essere
raggiunto, in modo che, una volta raggiunto, possiamo
andare a dormire.
Intelligenza è azione. Questa azione è sempre nel presente,
che si tratti di un lavoro difficile, o di essere
calmi.
E’ la visione di ciò che è in quel preciso momento e nello
stesso tempo rispondere con la nostra totalità a ciò che esige l’istante.
Noi abbiamo l’abitudine di determinare le nostre azioni a seconda di come si presenta la situazione di fronte a noi,
reagendo in modo da trarne il massimo piacere o la minima sofferenza. Questo
schema abitudinario è profondamente radicato in noi. Siamo abituati a utilizzare tutto per rinforzare la coscienza di sé. E’
l’abitudine del pensiero. Nello stesso momento in cui prendiamo coscienza che
qualcosa di immenso ci è capitato, appare la
tendenza a utilizzare quella cosa nuova
in maniera abitudinaria.
Nel momento in cui riconosciamo qualcosa come
un’esperienza, ne siamo usciti.
La memoria è il risultato del riconoscimento di un evento
che ci è capitato.
Il pensiero è una risposta alla memoria e include immediatamente il tempo.
Ma
l’Intelligenza è sempre nel momento presente.
Ciò che si produce nel presente non ha evidentemente a che
fare con la memoria, o pensiero, finchè non si prenda
coscienza dell’avvenimento.
Memoria e pensiero sono come degli accessori aggiunti ai
fatti. Sono i mezzi coi quali l’io crea qualcosa per
se stesso, che non ha niente a che vedere con ciò con cui si viene in contatto.
Ecco perché nessuno può dire di essere risvegliato. Perché
quell’affermazione implica il processo di riconoscimento e il tempo. Attenzione
all’uomo che dice: ho trovato l’Eterno.
L’io che è il prodotto del tempo
non può sperimentare il non tempo, e ancor meno trasmettere la sua esperienza
con delle parole. Possiamo usare le parole per comunicare, ma le parole non sono quello che descrivono. Se
vediamo questo, non cadremo più nell’illusione che ciò che ci rende liberi può
esserci dato da un altro. Un vero insegnante non ci darà alcun metodo, o idea,
che più tardi sarà un fardello in più. Inoltre, per il fatto che l’Intelligenza
funziona in lui, vedremo la falsità delle idee preconcette che ci ostacolano e,
in quell’istante di percezione, la libertà è. L’insegnante non ci dà la
libertà, ma è la nostra visione penetrante che ci libera dai nostri fardelli.
Siamo abituati a giudicare il valore di un maestro dal
numero di idee nuove che può aggiungere al contenuto
del nostro sapere. L’abitudine di pensare in termini di guadagno e di perdita è
così forte che applichiamo sempre le stesse regole (ho imparato molto, non ho
aggiunto niente a ciò che sapevo).
L’uomo pensa da secoli che ciò che ha vissuto un altro può
applicarsi a lui, e che può organizzare la sua vita
secondo il modello del suo insegnante. Ognuno di noi è unico e, se ci
risvegliamo dal sogno, la nostra vita, se è vissuta con Intelligenza, non può
essere la copia di un’altra. Essa sarà esclusivamente nostra, con nuove
scoperte. Entriamo in un mondo senza sentieri, nel quale dobbiamo essere la
nostra luce nel vero senso del termine.
L’Intelligenza vede gli errori delle parole. Nella
descrizione di ciò che è nuovo, il tempo interviene per mettere un errore che può
catturare il cercatore non attento. Se un’esperienza è
raccontata a qualcuno, si aggiunge un peso sulle sue spalle, e nessuno ha il
diritto di farlo. Se mi raccontate quello che avete sperimentato in una certa
situazione, e se la vita mi porta nella stessa situazione, non avrò la
possibilità di vedere ciò che c’è di nuovo e quello che avverrà del ricordo
della vostra storia. Tutti siamo abituati a questo e
questo rientra nell’accumulo del sapere e pensiamo sinceramente di aiutare
l’altro a vedere qualcosa che gli sarà utile. Per quel che riguarda qualcosa di
materiale, si, ma non per la ricerca interiore.
L’Intelligenza non ha bisogno di alcun
aiuto esterno. Essa ha la sua luce, che porta nell’istante una completa visione
dell’azione giusta. Non può essere utilizzata per uno sguardo retrospettivo o per determinare
un’azione futura
Un insegnante autentico è solo un indicatore del cammino.
L’Intelligenza vede questo come un fatto e non cade nell’errore della bellezza
dell’indicatore o nelle parole scritte qui. Essa è lì allo scopo di determinare
la situazione attuale e non per mostrare dove eravamo e promettere una futura
ricompensa. Per questo non può mai essere contaminata. Anche
se la sua azione è personale attraverso la coscienza, resta intrinsecamente
impersonale.
Con la nascita dell’Intelligenza si capisce che siamo legati
a noi stessi, se si tratta di della via interiore. Abbiamo cominciato la
ricerca sperando una ricompensa per i nostri sforzi e ora scopriamo una
dimensione totalmente nuova, in cui quelle parole non hanno senso. Non possiamo
ritornare al nostro stato d’ignoranza precedente, siamo troppo cresciuti per
tornare al nido. L’Intelligenza insegna quello che per noi è la giusta azione,
ora. Il “ciò che è" di ogni istante
contiene precisamente tutti gli elementi giusti per la giusta azione. Noi non
vediamo più la giusta azione, ma è l'Intelligenza che la vede. Nel momento in
cui realizziamo che noi siamo in relazione con qualcosa, eccoci di nuovo presi
nel pensiero dualista.
Tutto questo è molto sottile, ma assolutamente reale. Non lo si può dire o mostrare a chiunque senza alterarne la
bellezza. La sua bellezza risiede nella sua natura
incorruttibile.
Il risveglio non è una fine e nemmeno un inizio. E’ il
contatto con l’eternità istante per istante. Non
esiste lo stato di onniscienza su tutti i misteri del
mondo, che apparirebbe improvvisamente. La nostra partecipazione ai problemi
familiari e sociali che abbiamo contribuito a creare, continua. Il risveglio dà
la possibilità di dare il meglio di noi in ogni
situazione, in modo impersonale, senza identificarsi con quello. Possiamo solo
fare del nostro meglio ogni giorno, senza scopo e senza garanzie.
L’Intelligenza è la sua propria
luce. Essa non ha bisogno di sostegno esterno per rinforzare ciò che è visto
come giusta azione. Tutte le qualità della vera virtù formano una parte
integrante di quella Intelligenza. Questo vuol dire
che, se l’Intelligenza agisce al posto delle nostre abitudini, l’azione giusta
segue inevitabilmente. Non è necessaria nessuna pulsione interiore o esterna.
Allora ci può essere una reale cooperazione fra due persone, se tutt’e due sono capaci di discernere i veri valori in gioco grazie
all’Intelligenza. Il senso del termine “via religiosa” assume un significato
totalmente nuovo. Vediamo che siamo circondati da cose sacre. Solo le nostre
idee su di loro sono profane. Dobbiamo
seguire il
cammino della via con un’attenzione amorevole.
La conoscenza di sé si impara
grazie al funzionamento dell’Intelligenza, la percezione è il passaggio verso
l’eterno, ma la porta non può essere aperta che con la chiave del risveglio.
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