Jean Bouchart d’Orval
Risvegliarsi dallo
stato di veglia ( prima parte)
3ème Millénaire n.88 – Traduzione della
dr.ssa Luciana Scalabrini
3m. L’immaginazione
è una parola molto screditata negli ambienti cosiddetti spirituali, in cui
l’accento è messo sul silenzio, o sulla quiete del pensiero. Ma
nello stesso tempo, l’immaginazione è una facoltà fondamentale perché ad
esempio permette la creatività, e questa può essere presente a tutti i livelli
della vita, nel modo di fare le faccende o la cucina, o in un’invenzione che
facilita la vita delle persone. Vorrei avere il vostro parere su questo.
G.B. L’universo
intero è immaginato. Il problema non è l’immaginazione, ma piuttosto il
pensiero che si appropria dell’immaginazione, che non
è qualcosa di personale, ma il fatto stesso della Luce cosciente. Tutto è quella
bellezza!
Non ci sono delle cose nell’universo, cioè
degli oggetti separati dalle energie della coscienza. Anche
se non ci applichiamo per saperlo, la meccanica quantica è stata molto chiara
su questo nel 20° secolo. Il mondo dello stato di veglia non è molto diverso
dallo stato di sogno. In quei due stati di coscienza, gli oggetti non esistono
che per la conoscenza che ne abbiamo. Comprendiamo
bene questo in ciò che riguarda lo stato di sonno, perché siamo usciti da
quello stato. Ebbene, è lo stesso possibile
risvegliarsi dallo stato di veglia.
E’ il piccolo universo di credenze al quale teniamo tanto
che ci impedisce di realizzare che il mondo intero è
immaginato.
Le religioni che hanno invaso l’occidente nel passato e il
nuovo sistema di credenze che è lo scientismo hanno
molto contribuito a mantenerci nella nebbia.
Siamo così convinti della realtà oggettiva del mondo dello stato di veglia che questo a volte è attendibile. Non
è che il mondo sia una completa illusione, come lo pretende a volte il Vedanta o che
tutto sia solo una coproduzione condizionata fondata
su nessuna realtà come dicono i buddisti. Bisogna diffidare di quegli slogan,
che hanno del vero, ma ci addormentano quando sono ripetuti come dei
pappagalli. Soprattutto non bisognerebbe accontentarsi e adoperarli come verità
finali, perché lì non sono giuste. Il mondo è molto reale, se no come potrei
ricevere qualcosa? Come potrebbe sorgere qualcosa da niente? Siamo seri.
3m. Si, il mondo
esiste, ma non è niente di quello che avevamo creduto
che fosse, esattamente come il mondo di sogno al momento in cui ne usciamo.
Tutti i personaggi e gli oggetti, tutte le situazioni del sogno non sono niente
senza la conoscenza che se ne ha. Ora, come si può avere conoscenza senza il
sognatore?
G. B. Il problema
nasce quando i personaggi del sogno si prendono per semplici individui
separati, con una conoscenza e un potere limitato, appropriandosi di tutte le energie che attraversano il loro piccolo mondo
personale, compresa l’immaginazione. In quel momento l’immaginazione perde la
sua efficacia: non potete creare qualcosa come individui. Ma
guardate tutto ciò che avete creato e continuate a creare come pura Luce
cosciente! Chi può accettare questo? Si dice “No, come posso creare tutto
questo?” E’ il personaggio dello stato di veglia che lo dice e, dal suo punto
di vista, ha ragione. Ma non siamo quel personaggio,
siamo infinitamente di più.
Le tre religioni monoteiste(delle monolatrie, in verità) che
hanno tanto diffuso la confusione e la violenza sulla terra, dicono tutte che è blasfemo vedersi come Dio. Vedete
quanti profeti, santi e saggi (eretici)
sono stati lapidati, crocifissi, decapitati e bruciati
da migliaia d’anni. Ora, la sola vera bestemmia è credere che ci possa altro
oltre Dio!
Come si potrebbe avere altro se non il sognatore nel mondo
del sogno… Se esiste altro oltre Dio, allora di quale specie di Dio stiamo
parlando? Come può essere onnipotente e onnisciente se c’è qualcosa che non è
lui? E se non c’è che Lui, allora qual è la natura dell’universo
e chi siamo noi? Certo, la difficoltà nasce quando si prova a vedersi come Dio senza abbandonare la
credenza che si è un individuo. Allora, è tutto irreale.
L’esistenza di un Dio personale che regge a suo modo un mondo esteriore a lui è una pura e semplice aberrazione. Le
religioni monoteiste sono, tanto per la loro negazione delle gerarchie delle
energie del mondo invisibile che per la
personalizzazione di un Dio assoluto, in contraddizione con l’esperienza dei
visionari e dei mistici di tutti i luoghi, di tutte le tradizioni spirituali e
di tutte le epoche. La negazione della realtà delle energie (degli
dei) a detrimento di un grande Dittatore celeste, ha aperto la porta
all’applicazione di leggi morali inventate da degli uomini per tiranneggiare i
loro simili. Senza contare che la separazione tra un creatore e la sua
creazione ha alla fine portato allo sfruttamento della
natura da parte dell’uomo.
Quando si guarda bene, non può più essere questione di un
Dio che ha creato una volta per tutte un universo
diverso da lui e che, una volta terminato, sarebbe diventato inattivo, salvo
per intervenire secondo i suoi umori
nella storia dei disgraziati peccatori che intanto si dispiaceva di avere
creato e che destina all’inferno eterno
quando non lo amano, e non agiscono secondo la sua volontà. Ma, certo, quel Dio ci ama…
Si possono deplorare molte tendenze moderne in Occidente, ma
almeno la maggior parte delle persone hanno finito per
realizzare che, contrariamente a ciò che propaga la religione infantile
giudaico- cristiana nelle menti deboli, sono gli uomini che hanno creato quel
dio umbratile, moralizzatore e crudele che ricompensa i buoni e punisce i
cattivi per l’eternità.
L’Oriente tradizionale ha sempre avuto una visione molto
diversa dalle tre religioni monoteiste occidentali. Per esempio, i maestri
dello schivaismo non duale del Cachemire considerano che il mondo sia lo stesso
Shiva. E’ la natura stessa della Luce
cosciente(o Shiva l’Incomparabile,
l’Inconcepibile), che fa sorgere il mondo, un mondo che non perde mai la
propria perfetta interiorità nel rapporto col sognatore.
La sua natura consiste nell’essere cosciente. Come dire? E’
un contatto diretto, senza nessun intermediario, un toccare interiore di se
stesso. La Luce cosciente non è una semplice luce statica che illumina oggetti
là in basso. Essa è dinamica, e quel dinamismo si chiama Sakti, che è presa di coscienza di sé. Ciò
che chiamiamo mondo è quella presa di coscienza di sé
di Shiva, la potenza rende l’universo
non solo possibile, ma inevitabile. Non si può comprendere questo, bisogna
intuirlo. In ogni caso, non si devono vedere i due aspetti della Luce cosciente
( la sua pura luminosità e il suo dinamismo) come separati; sarebbe come
tentare di separare la luce dal calore del fuoco. Lo shivaismo non duale del Cachemire non riconosce nessun mondo fisico
nel senso in cui l’intendiamo noi, cioè diverso dalla
coscienza stessa. Il mondo è letteralmente l’immaginazione di Shiva. Allora non è niente…
“Offriamo le nostre
lodi al Signore, sorgente del glorioso svolgimento della ruota delle
energie, a Lui che, aprendo e chiudendo gli occhi, fa apparire e sparire
l’universo”.
(Spandakarika, 1)
Ogni essere umano ha la possibilità di avere la piena
efficienza dell’immaginazione originale. Ma per questo bisogna che cessi l’automutilazione che consiste per prendersi per una miserabile immagine di
se stessi, se no quella che chiamiamo immaginazione
non è che una fantasia fondata sulle
immagini della memoria. Quella cessazione non può venire da una volontà
personale, quella chimera. Cosa posso volere se non il
contenuto della memoria? Ora, il contenuto della memoria è fatto da immagini e
tutte le immagini sono limitate, troppo piccole. Prendersi per l’uomo più
potente, più brillante, è troppo poco. Anche un presidente sarà troppo piccolo, vedete…
A
un certo momento, viene una sorta di compassione per quegli uomini di potere e
le loro mostruose agitazioni. Hanno molta energia e per questo sono delle
caricature dei nostri modi abituali di vivere. Infine
ci rappresentano molto bene: la democrazia è ben servita. Ma volere
diventare chiunque sia, è una profonda mancanza d’immaginazione.
Quando vedo chiaramente quell’inutile spreco di energie, si fa una calma. In questa tranquillità, in questo ascolto, può sorgere qualcos’altro. Non ci sono più
sforzi nel senso in cui intendiamo quella parola. Si entra lucidamente in una
corrente d’energia potente senza che il pensiero intervenga, un po’ come un
padre si getta su di un orso per salvare
il suo bambino: accorre come un lampo, senza nemmeno pensare a cosa farà. E’ il
cammino della passione, della meraviglia, anche del terrore. S’indirizza verso
chi è già pacificato e interiorizzato.
Non ci si interessa più agli
oggetti e alle pratiche che non riguardano direttamente il reale. Piuttosto ci
si dedica al potere dell’evocazione, che,
nello shivaismo non duale del
Cashmire, si chiama bhavana, un
concetto difficile da tradurre in una sola parola. Consiste in uno slancio
dell’immaginazione a cui si associa una convinzione totale così intensa che
l’intelletto vi sia ancora. Questo slancio senza sforzo, vero rilassamento in
ogni senso del termine, permette di entrare in contatto con l’energia
indifferenziata. Mentre i contorni del me fabbricato
si dissolvono, l’assorbimento nell’energia diventa totale. Il vuoto così
scavato lascia splendere l’intuizione profonda in tutta libertà. Quell’intuizione
è consolidata con la possente evocazione che è bhavana, e può allora dissolvere i nodi mentali formati da lunga
data e scacciare tutte le credenze
legate ai riflessi egotici.
(continua…)