David Ciussi
La via unitiva. Il
legame tra la via diretta e la via progressiva
3ème Millénaire n.60 – Traduzione
dr.ssa Luciana Scalabrini
E
se riunissimo i due cammini che sembrano opporsi con il mezzo della via
“unitiva”?…
La via diretta.
Nella via diretta c’è una nozione d’immediatezza radicale,
senza gerarchia né preparazione… La legge di causa ed effetto diventa caduca. Quello non appartiene alla ragione
discorsiva. Quell’implosione del pensatore e del suo pensiero dà un’origine ed
una conoscenza primitiva, che mantiene simultaneamente l’insieme della
creazione e si ritira dalla sua forma creata. Nascita, vita e morte nello
stesso momento: parto, vita e resurrezione immediata. E’ un risveglio sublime
di coscienza dove tutti i concetti filosofici e pedagogici esplodono in un
gioioso fuoco d’artificio.
Stephen Jourdain potrebbe rappresentare
la via diretta.
D.
La parola che mi viene
è: folgorazione improvvisa.
David C:
Si, fioritura nuova nata come un movimento, una corrente ininterrotta
della verità incorruttibile, pedagogia della sublime e assoluta coscienza,
intelligenza di tutte le intelligenze…
Prendiamo l’analogia della sorgente, del fiume e
dell’oceano.
Una sorgente che
scorre non è solo acqua, è il movimento dell’acqua,
non è vero? E’ l’espansione del movimento della sorgente. L’Oceano è il
movimento della sorgente, del fiume e della sua respirazione.
Nella via diretta comprendiamo che ad ogni momento, noi
siamo l’acqua, il movimento, la sorgente, il fiume e l’oceano, siamo
dappertutto, simultaneamente.
La via progressiva.
D.
La via progressiva è il
contrario della via diretta? E’ mentale?
David C:
Nella via progressiva, diretta dai processi automatici mentali
della sopravvivenza, noi siamo acqua che procede verso l’oceano, ma la
congiunzione col movimento di fioritura della sorgente non è riconosciuto, noi
voghiamo con speranza verso il “ risveglio” come un meraviglioso profumo già
respirato…, ma il viaggio è vago, impreciso, cosparso di intoppi, perché
andiamo verso uno scopo, un risultato, un Graal, verso un “ non ora e non qui”,
sentiamo che non è accessibile qui ed ora, ora dove sono, sono come sono…
Abbiamo anche esperienze di unità con il movimento dell’acqua, ma si limita a
qualche momento, perché il pensiero non
esplora che la superficie delle cose, ha una visione frammentaria dell’acqua,
non fa l’esperienza dell’acqua.
Però la via progressiva integrata dà anche lei le stesse
folgorazioni della via diretta, a condizione di uscire dai limiti del mentale e
di tuffare le mani nell’acqua accettando progressivamente di staccarsi dal
condizionamento mentale e di imparare a nuotare scoprendo una
via d’acqua sconosciuta e un maestro con la testimonianza nella vita quotidiana
del suo insegnamento . Una via non si oppone ad un’altra, solo gli allievi
fanno differenze e opposizioni.
Jean Klein potrebbe rappresentare la via
progressiva.
D. Spesso si sente
dire: “Non c’è niente di speciale da fare per essere quello che siamo… Ogni sforzo è una proiezione della mente che vuole
raggiungere qualcosa… La Realtà non può essere oggetto di ricerca o di
meditazione…
David C: Un bambino impara a camminare con la
pratica: dobbiamo dirgli che non ha niente da fare? Per imparare l’autonomia
del camminare e la libertà di spostarsi, deve progredire nell’apprendimento
dell’equilibrio, la conoscenza degli ostacoli e i limiti del suo corpo. Il
bambino impara ad apprendere in permanenza
nello spirito della scoperta, è lo slancio e l’intuizione della prima volta;
l’apprendere si fa cammin facendo, con gioia senza giudizi negativi e senza la
paura dell’azione mentre la si fa.
La via unitiva
L’integrazione delle due vie si fa, un passo verso il
conosciuto, l’altro nell’ignoto, in un qui e ora continuo, cosciente e pedagogico;
è la nozione di “mentre accade questo…”
La via unitiva non è orientata verso la differenza delle
vie, ma sulla prova del pedagogo e l’integrazione dell’apprendista cammin
facendo…
Come devono essere intese le cose
dette dall’altro, che è nella maturità psicologica e spirituale?
Chi trasmette è il pedagogo lucido sulla natura delle
credenze, degli ostacoli, delle paure, dei dubbi, delle resistenze o delle
impuntature, essendo un esperto dell’ignoranza e illuminato dalla luce
spirituale!
L’allievo, il
rinato dal presepio di Natale, il consacrato dagli arcani spirituali vede i concetti contrari come succedesse
qualcosa di nuovo ed inatteso? Se non è così, è il
processo d’ideazione che diventa l’ostacolo al riconoscimento di ciò che E’. E’ la messa in opera dell’idea, del
pensiero, della generalizzazione che dimentica
l’attività del pensante nel pensiero. I pensieri “oggetto-sapere” saranno fatti
con la nostra ragione (è il destino, la fatalità o il karma) come una
sottomissione inconscia della vittima a non fare niente per uscire da quei
comportamenti emozionali e intellettuali.
Frasi fatte “tutto si fa da solo”, “non c’è niente da fare” saranno
pensieri soliti che portano alla pigrizia. Cerchiamo di
essere lucidi e di non riprendere quei “koan” sulla non azione in un modo generico, come pappagalli,
restando prigionieri della dualità!
Certamente l’istruttore esperto offre grandi parole, semi
fecondi a chi può farlo crescere, perché, dal suo
punto di vista di illuminato, effettivamente non c’è niente da fare, perché
l’umano non è più l’agente a titolo personale, ma è agito e vissuto. E’
l’intelligenza universale che parla attraverso l’ intelligenza
personale, è la via senza voce dove tutte le vie sono Una e complementari.
D: Allora le due vie sono complementari?
David C: Dire
che la via diretta è buona e la via indiretta no, o viceversa, non è che
un’approssimazione della verità. E’ come dire che è meglio privilegiare
l’orecchio destro più del sinistro.
Noi siamo proprio nel mezzo di una coincidenza che ci
permette di accettare che la fioritura della via diretta si compia tutto il
tempo nella via progressiva; c’è sicuramente un punto A e un punto B, ma non si sta
misurando la distanza tra A e B, si sta vedendo che tra i due c’è sempre una
continuità della via diretta. E’ quella che chiamo la via unitiva.
In questa terza via accettiamo che ci sia un
prima e un dopo perché c’è
un “durante” che è il tempo della presa
di coscienza, un movimento che riunisce A e B.
Per chi ha vissuto la coscienza diretta, l’esperienza nella
via progressiva è il tempo dell'integrazione, il qui e ora non oggettivato, è il tempo del
“durante” che è il tempo in cui questo si fa. E' il tempo benedetto dei giorni
e degli anni, il tempo benedetto della nostra vita. Assistiamo alla santa
evoluzione, al rinnovarsi della vita e degli obiettivi, alla trasformazione
della nostra personalità, della coscienza che si rigenera nelle qualità sempre
più sottili e fini.
E a
quel punto, il movimento della nostra coscienza diventa il movimento del tempo
relativo. Comprende e si riunisce nel momento d’assistere al nascere della
coscienza universale in un’anima individuale come nel tutto.
E’ un’esperienza vivente, dal momento in cui non ne
dubitiamo; non possiamo essere in ritardo o in vantaggio, non possiamo nemmeno
perdere o vincere. Diventiamo il movimento di quell’acqua sacra e benedetta,
che si connette all’acqua di vita.
Diventiamo il Graal, il luogo, il contenitore dell’eternità
nei limiti. Dopo essere stato il testimone e l’incarnazione di quel movimento di verità, il guaio
sarebbe di volerne fare qualcosa, un dogma, un risvegliato… o di farne delle
tecniche spirituali unicamente ripetitive, mentre il segreto è di avere un
piede nel “io sono” e un piede nel “io
non sono”, un piede nel “io so” e un
piede nel “io non so” nella coscienza del
“durante” perché quello diventi comprensibile. Bisogna bene che ci sia
una coscienza per avere un ricordo santo, altrimenti saremmo dei pazzi o degli schizofrenici!
D.
Si, come in uno stato
di sospensione. Questo vorrebbe dire giustamente che è perché si accetta di
restare sospesi in quell’inconsapevolezza che il movimento può continuare?
David C:
Si, è l’incontro con tutti gli esseri e tutte le cose stando in
mezzo a tutti gli esseri e a tutte le cose. E’ più preciso che restare tra i
due. Questo vuol dire che ad ogni momento viviamo insieme, ma in termini di innocenza, di
conoscenza, di intelligenza, di fluidità in uno slancio del cuore rinnovato.
Siamo nel miracolo permanente.
Per esempio, l’insegnamento di Yvan Amar potrebbe
rappresentare la via unitiva.
Riassumiamo: ogni essere umano è già risvegliato, ma non lo
realizza perché non lo sa, non ha il ritorno della coscienza che può fare
l’esperienza di ciò che essa E’.
Sonnecchia nella sua barca mentale sperando di tuffarsi nell’acqua.
_
Nella via diretta c’è una trasmissione istantanea dell’insieme
dei processi e delle procedure che
permettono alla coscienza di rendersi conto
delle qualità divine di ciò che è. Siamo il movimento dell’acqua.
_ Nella
via progressiva ad ogni momento è possibile crescere come un bambino che impara
a camminare imparando a imparare a essere sia nella relazione con il reale esistente come è, gradevole o sgradevole, in
relazione con tutte le cose e soprattutto con gli umani. Ci immergiamo
nell’acqua cammin facendo…
_ Nella
via unitiva, siamo l’acqua, il movimento e la barca, ossia la via diretta che
si rinnova durante il cammino. In quel processo, tutto sarà il pretesto per una
nuova pedagogia spontanea, che si mostra piuttosto che trasmettersi. Ogni
attività viene dall’intelligenza delle tre qualità riunite, e la scoperta di sé
in relazione col reale si fa cammin facendo, scoprendo
il mistero nello spirito della prima volta, assistendo alla resurrezione del
mondo, perché risuscitare non vuol dire rianimare dei morti, ma vedere ciò che
appare di nuovo!