David Ciussi
Guerriero del presente
3ème Millénarie n. 57 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini
Il guerriero del presente, ci dice David Ciussi, non inventa nemici all’esterno di sé, guarisce proprio dalla separazione.
Non dimenticate che il mistero della vita
non è un problema da risolvere, ma una realtà da sperimentare.
Nessuno ha mai risolto nulla e nessuno
troverà mai niente. Il solo modo di lasciarsi “misterizzare” è essere vivo
nel cuore del mistero senza pertinenza su Dio o su se stesso.
La sola esistenza del mondo risiede nel qui e ora, non nella storia, né nel tempo, ed è rimanendo qui e ora che si glorifica il tempo e l’eternità. L’eternità ha bisogno di essere nutrita dal “qui”.
Ogni raggio si trova allora riunito al
sole. Guardate bene: il raggio di sole non si crede un raggio separato,
isolato, che agisce da solo. Sa bene che è sempre unito al sole. A titolo
personale il raggio non crea niente, è il messaggero del sole. Non solo non si
crede i sole, è il suo raggio. Non c’è niente di più glorioso che riscoprire
ciò che è “me”, e la nostra responsabilità risiede nel riconoscimento
dell’atto “io sono”. Non abbiamo la responsabilità di reggere il mondo. Siamo
noi che l’abbiamo creato? Siamo noi ad aver creato le montagne, il cielo, gli
oceani? Non fate della responsabilità una credenza. La sola cosa che ci spetta,
è di essere “io sono”, piccolo piccolo, infinitamente piccolo. Diventando
questo raggio di sole, con il solo riconoscimento di “io sono”me, nutrite tutta
la totalità della vita.
Che pensiate o no, che comprendiate o no,
che discutiate o no, la vita vive sempre nel suo unico fiorire, quello del
momento presente.
Vi lasciate accarezzare dal vento, solo ora, nell’istante. Il vostro cuore batte, solo in questo istante. Respirate, solo ora, e questo funziona sempre così. Ogni estrapolazione è un gargarismo mentale.
Dei
miracoli si compiono ogni giorno, nella nostra istantaneità, per la nostra
sopravvivenza, solo ora, perché possiamo pensare, solo ora, perché troviamo la
libertà, ora, perché ci riconosciamo solo ora.
Io sono il dono della vita.
Sapete come, ogni secondo, le vostre cellule, le vostra ossa, i vostri capelli, si rinnovano? Sapete come il vostro cuore batte? Sapete come pensate? Allora, lasciate stare! Restate nel “non so”, un “non so” vivo che vi fa gustare la magia di vedere o di sentire.
David invita J. a condividere un’esperienza:
J.:
Stamattina, svegliandomi, ho compreso ciò che ti sento dire da un anno… Con il
risveglio viene la presa di coscienza del corpo in un certo benessere. E questa
mattina, ho realizzato che proprio prima che il mio corpo si svegli, c’ero.
Sentivo il mio corpo, c’era la luce, il rumore del risveglio, ma come dire? Ero
prima di tutto questo. Ciò che ho compreso, è che io sono, prima della presa di
coscienza del corpo. Io sono prima di sentire le cicale qui, prima dei pensieri
che arrivano e giudicano.
David: Bene. Allora continua a coltivare questa
relazione tra te e te.
Vedete,
J. Ci parla della linfa: “Io sono prima di svegliarmi, prima di pensare, io
sono prima della luce, prima di essere nella storia, nello spazio e nel tempo”.
E’ molto importante, bisogna fare un gesto per celebrare questo, sennò lo
dimentichi e riparti nella tua storia. Questo gesto di coscienza rivela una
pratica di coscienza sana. E’ lì che risiede l’arte del “guerriero del
presente”.
Il
guerriero del presente non ha l’arma per uccidere i suoi nemici, i suoi
pensieri da vittima, perché, se lo fa, è già morto: ha già fatto vivere gli
altri, i nemici.
L’arma
del guerriero del presente è un’arma che guarisce la separazione. Con lei si
opera una vera guarigione spirituale,perché bisogna che il guerriero si tenga
fermo in se stesso, stabile in tutte le leggi della natura, stabile nella sua
impeccabilità, nel suo indirizzo. Resta nell’ “io sono” non lascia la linfa, è
prima del pensiero, prima del giudizio, prima della separazione.
E’ un atto di vigilanza e di valore che si inscrive nel
cuore del reale, nella vita di tutti i giorni, in lui; il guerriero del
presente è invincibile. Ma,
se fa il gesto di sguainare (la spada) è già troppo tardi. E’ che già ha
strutturato un nemico all’esterno di se stesso, ha inventato qualcuno da
combattere e da uccidere.
Sentite
bene questo. Fermamente stabile nel sé-linfa, posso includere la moltitudine
nel singolo, posso essere plurale…
In “me” c’è “noi”.
L’uomo
dal cuore puro, stabilito in un tesoro, stabile nella canzone della vita, se
sente cantare ogni particella della creazione, dall’infinitamente piccolo
all’infinitamente grande, è che, lui-stesso canta “me”.
Il “me” di cui si tratta appartiene al linguaggio universale, quello prima della Torre di Babele, quando le lingue umane non sono ancora inventate e quando le parole non esistono ancora per separare le cose.
Il “me” di cui si tratta è una parola per indicare il linguaggio pre-verbale nel quale tutto è legato, non separato, che esiste nel suo cuore.
Quando
si onora questo “me”, quando si sente il suono giusto “me”, si sentono in sé
tutte le leggi della natura, si diventa tutti gli dei della natura, tutti i
simboli racchiusi nei nomi “Shiva”, “Brahman”, “Vishnu”, si trovano allora incarnati. In India ogni divinità è
rappresentata da attributi, è un modo simbolico di testimoniare una qualità di
esistenza particolare inscritta nel cuore delle leggi della natura. Quando un
uomo si stabilizza in questa verità, in questa canzone cosmica, in questa
universalità, diventa e onora le leggi della natura, queste divinità viventi.
Allora non c’è più bisogno di simboli esterni per rappresentarle. E’ questa
divinità vivente, semplicemente, umilmente, in “me”.
In
questa qualità d unità particolare, il risveglio alla fine viene a spazzar via
tutto perché non resti che la trasparenza del reale. Questo, riconoscetelo
semplicemente, e siate nella certezza che voi siete già questa qualità.
Siete
l’emanazione di questo me-linfa, siete la linfa che si manifesta attraverso
tutti gli aspetti della creazione.
Le parole d’uomo di sapere sono da comprendere.
Le parole d’un uomo d non-sapere sono da respirare.
Le parole di un uomo di sapere spiegano il perchè. Esse spiegano il come, esse spiegano il vento.
Le parole di un uomo di non-sapere sono la leggerezza del vento.
Le parole di un uomo d non-sapere giocano, volano,
sono il vento.
“Presente allo stupore nel cuore di ogni
pensiero, perché sono sempre così meravigliato? Ogni parola è una nota, un
colore, una semplice poesia, vivono diamanti, oro e geometrie. L’arte di vivere
è presenza in “Io sono”, l’arte di Dio è presenza, è molto piccolo” (Rêve
d’evil Ed. Altess)
Tutto ciò che dico non è niente, l’essenziale è sempre non espresso.
La meraviglia si meraviglia, si meraviglia, si meraviglia…