David Ciussu
Il senso della preghiera e della meditazione
3ème Millénarie n.
67 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini
D: David, meditate ancora?
R: Si, medito! 24 ore su 24. L’immersione
in questa testimonianza eterna e onnipresente è una “qualità d’essere, “la meditazione-coscienza” che interagisce con
tutte le fasi della vita, 24 ore su 24. E’ una contemplazione pura, un
rapimento d’essere senza riferimento conosciuto, né tangibile né intellettuale,
una mente che si integra allo svegliarsi e all’ingrandire del mondo. Questa
“meditazione del cuore” non è un’estasi mistica che porta all’intuizione
dell’Uno, ma una integrazione della fusione universale, in uno spirito umano,
che partecipa a tutte le attività familiari alla sua esistenza senza
confusione. E’ come una testimonianza dinamica e atemporale
che unisce il creatore alla sua creatura.
D: Per me, la preghiera è il linguaggio
articolato dal credente che tenta di riunirsi al divino, al sacro. Di fronte a
un pericolo imminente, in una sofferenza acuta, una preghiera può sorgere da
qualsiasi bocca umana; questo vi è già capitato prima del risveglio?
R: Si, davanti a una situazione gravissima
ed eccezionale, ho potuto assistere al crollo del mio personaggio psicologico.
Era come trapassare lo scenario dei miei lamenti o attraversare il riflesso
dello specchio. In un’esperienza inaudita e ricca d’insegnamenti, un gioioso
colpo di magia! Riteniamo che quando una mente incontra questo più alto grado
di sincerità e di umiltà di fronte ai suoi limiti e alla sua impotenza,
trascenda tutti i limiti psicologici per non farne che solo uno con il voto
della sua anima: ritrovare l’eterna unione in ogni cosa: “Io sono Quello,
rinascendo a quello”.
Numerose testimonianze descrivono la storia
di quella relazione urgentissima e sacra. Ci insegnano che questo contatto
immediato con “lo stato di preghiera” è sempre possibile. Qui in questo slancio spontaneo, è la natura della
libertà che si esprime in tutta la sua potenza, espressione della grazia che
rovescia tutte le determinazioni mentali. E’ la natura stessa della vita
religiosa nel senso della “vita che unisce” è riconnettersi al mistero profondo
del vivente che opera in ciascuno qui e ora.
Accettiamo di imparare che “questo
principio unificatore della preghiera” è sempre disponibile. Non aspettiamo gli
elettrochoc! Unirsi con dolcezza alla preghiera cosciente è la via del cuore,
una comprensione giusta dell’”istante che prega”. La preghiera articolata che
utilizza la dimensione spazio-tempo è allora l’espressione di questa forza atemporale che
desiderava crescere in ognuno di noi.
D: Per quelli che non sono in situazioni
eccezionali di sopravvivenza o d’urgenza, qual è il senso delle loro preghiere:
sono atti di devozione, preghiere-bisogno, domande di mendicanti?
R: In quel caso, la preghiera è sempre in
ritardo, non viene dal cuore, recita parole imparate senza profondità. Bisogna
saper staccare la parole antiche dalla proiezione, dal senso di mancanza e
separazione. Chi le utilizza è un pensatore perduto nei suoi pensieri, la sua
identità viene dalla memoria culturale o ha trasceso i limiti della sua
personalità psicologica e sociale?
D: Allora secondo voi, utilizzare la
preghiera come “un turista dell’urgenza” è ingenuità infantile?
R: L’umano deve sfuggire al dominio della
paura e al rifiuto della realtà. Se non è cosciente di queste abitudini
mentali, onora il “timoroso e l’interessato” Il divino non è un procacciatore
di avidità.
D: Per quel che riguarda la meditazione o
l’interiorizzazione, sarebbe solo un rifugio spirituale puntuale o incrocia la
realtà della vita quotidiana?
R: Il mondo è la meditazione in atto per
chi veglia nell’auto-conoscenza. Perché chi è nutrito di questa conoscenza
cosciente, non c’è un meditante alla ricerca della pace o del risveglio in un futuro
più o meno vicino. Lui E’, coscientizza e apprende in
ogni istante, situazione o incontro, senza volere nulla, perché la sua mente
non è più alimentata da pensieri, la vacuità è la sua coscienza meravigliata.
Ciò che conosce non è un sapere di questo mondo. E’ “io non so”. Veglia sul
cuore del vivente rinascendo alla vita e alla morte. E’ questo che opera la
metamorfosi.
D: Ci sono dei mezzi per l’esplorazione di
questa “meditazione cosciente” e come vegliare e ritrovare la pace?
R: Si veglia sulla pace abbandonando l’idea
“del come e dei mezzi per…” Fino a che il rumore di fondo dei pensieri
parassita il
nostro essere, è molto difficile ritrovare la pace unificante nel quotidiano o
nell’esplorazione interiore, che sia di origine contemplativa, riflessiva o
trascendentale. Questo tipo di meditazione include un “meditante pensatore”
spostato, identificato con la sua traccia mentale, come un uomo che, camminando
nella neve, si identifica nelle tracce dei
suoi passi e partisse alla ricerca di se stesso seguendo le sue
impronte!
Un meditante-ricercatore maturo può uscire
da questo percorso mentale evitando d’entrare nelle boutique new-age del pensiero confezionato, del fast food
spirituale, del “mac-mantra” e del “gurutismo soporifero”. E’ molto bello fare un giro del
maneggio e salire su tecniche meditative come su cavalli di legno, ma girare in
tondo porta da qualche parte? Qui, non sono “questi mezzi tecnici” che sono un
impedimento per accedere alla nostra immediatezza naturale, ma il meccanismo
di proiezione e l’attesa di un risultato che le rendono inefficaci.
D: La presenza di un risvegliato è un
aiuto?
R: Si, è un aiuto, ma non un obbligo; tutto
ciò che è creato è il frutto di questo “risveglio guardiano del Tutto unito”.
D: Dunque questo spirito cosciente non è
soggetto alla conoscenza pensante, né all’esteriorità; non è il prolungamento
del sapere appreso o dei condizionamenti sociali. E’ esatto?
R: Si, la sua mente è aperta, creativa al
di là delle informazioni memorizzate. La sua attività non discende dal
principio dell’errore, ma da un’autoconoscenza fusa
con il Mistero dell’esistenza. La sua mente luminosa ha trapassato la memoria
delle parole, dei miti e delle credenze. Risuscita in lui il fiorire folgorante
di quell’energia di cui ogni umano è depositario. La sua mente è uno spazio di
fiducia e di pace. Non vive più nell’illusione del passato e non proietta
niente nel futuro.
D: Siamo tutti individualmente i depositari
di questo tesoro nascosto nell’essenza stessa del vivente!
R: Si, la nostra mente è pura, luminosa,
immacolata, bellezza incandescente nel firmamento dell’infinita grazia di
ESSERE!