Stephen Jourdain
La libertà del Comanche
(Precisioni sull’acquerello
mistico)
3ème Millènaire n. 88 – Traduzione della dr.ssa Luciana
Scalabrini
3m. Cosa
succede nel momento in cui l’infanzia deraglia? Sembra che il bambino piccolo
non abbia integrato la separazione come quella realtà che pone l’altro in un
altrove indistruttibile. Quell’altro, il mondo, o se stesso vissuto come
un’entità dipendente dal mondo, forma un’immagine negativa da cui sembra
impossibile uscire.
S.J: Da quella immagine negativa emanano tinte di cattiva
qualità che si percepisce che non vanno. Quella immagine mentale, globale, è
molto ben organizzata, e questo lascia supporre che si è davanti a un simbolo e non ad
una immagine pittorica. Il gesto da fare è prendere la distanza e vedere tutto
in una volta sola. Si tratta di andare a fondo del fenomeno e di averne una
visione panoramica. C’è un solo colore, una tinta che sottende tutto: basta
vederla per sbarazzarsene, perché lei pretende di essere oggettiva; dal momento
in cui la vedi, questo non è più non-me, ma me, non è più un non- vissuto, è un
vissuto. E’ finita!
3m.
Quella immagine è presa per la realtà, perché non se ne ha coscienza in
quanto immagine.
S.J: Quella immagine, che può essere proprio la situazione
in cui mi trovo, ha un’organizzazione, un ordine. Ammettiamo che la situazione
si aggravi molto, allora l’immagine si semplifica e appare chiaramente sotto
forma di simbolo. Riconosci il simbolo, sai che stai per leggerlo, è
finito!
La struttura definita dell’immagine è molto importante.
Quell’immagine è spesso fatta da persone che si conoscono. Cambiando posto alle
persone nell’immagine, distruggi l’effetto distruttore
dell’immagine.
3m. Di
un’immagine si potrebbe fare ciò che si vuole, iniettare del blu, per
esempio…
S.J: Infatti non
c’è nessuna situazione. Tutta la merda che ci si mette è mentale. Non
esiste in sé, in se stessa, all’esterno di sé.
3m.
Vedere la pseudo-realtà per quella che è, è già averla
sbaragliata.
S.J: Bisogna che le nubi si dissolvano abbastanza perchè il
sole filtri, per ottenere il contatto con il valore me.
3m. Dietro l’immagine mentale me, c’è il sentire la realtà
me, che non è percepita come realtà falsa.
S.J: Quello da cui ci si deve liberare è il falso me, la
realtà che si presta a un me qualunque, falso, vano, immaginario, sul quale lui
si appoggia per dire che esiste e mettere in opera il mezzo di ogni follia. E’
il me del sogno, bisogna tenerlo a freno.
3m. E’ il
divino suicidio dell’ego di De Jardin, l’espressione che è anche stata
criticata.
S.J: Il falso me, cos’è? Ho pure il diritto di mettere in
opera un me immaginario, ma non bisogna dargli una realtà oggettiva, esteriore.
E’ un essere affascinante che non ha il diritto di impadronirsi della tua
identità. E’ l’asse del sogno, il mezzo della cosa che si vuol far saltare. Ciò
che pretende di separarmi per sempre da tutto, mi separa da me stesso. Occorre
implicare il soggetto pensante nel fenomeno di simbolizzazione. Si può
alleggerire la reificazione di quella situazione mentale, la si può
fluidificare, ma bisogna andare più lontano e disincrostare quel me in quello che gli dà una pseudo realtà.
Occorre assolutamente che l’immagine me, che quell’asse, appaia proprio come
un’immagine.
3m. Per distinguere quell’asse come immagine, proponi il
gioco dell’acquerello magico: formo un’immagine di ciò che sento più me,
un’immagine della mia mente che metto all’esterno della mia testa che diventa
immaginaria come quella immagine. Si vede bene che il falso me può saltare, ma è
un gioco molto sottile, difficile da attuare a causa del senso di esistere al di
qua del gioco.
S.J: L’ostacolo fondamentale non è forse quel modo che
consiste nel dire “esisto, sono
reale, perché ci vuole qualcuno per
produrre quell’immaginario.” Si è nell’immaginario puro, e in quel gioco non ho
l’obbligo di riferirmi alla realtà, non ho da preoccuparmi, sono libero.
L’immaginario puro è una manifestazione suprema di
libertà.
3m.
Rimane un senso di separazione tra me di qua dal gioco e il me
immaginario?
S.J: Si sa bene
cosa si fa: ci si eleva nell’immagine pura. Ma forse c’è qualcosa che non
si è compreso di quell’immagine pura. Non importa niente, questo non conta.
Quando si gioca, si sa che si gioca, si fa bene la differenza con la realtà.
Quando si gioca nel cortile della scuola a guardie e ladri, si misura l’assoluta
irrealtà del gioco; questo non impedisce di giocare. Nell’immaginario puro, come
giocatore, non sei sottoposto all’obbligo di riferirti alla realtà del cortile
della scuola e degli altri bambini. Si ha quel modello, quando si è piccoli si
hanno spazi di divertimento, perciò il gioco va molto
bene.
Le persone si impediscono l’acquerello mistico, perché non
arrivano a comprendere che sono libere e che hanno il grande privilegio di
immaginare. Io ho il diritto di immaginare, anche se sto morendo, che non sto
morendo e che sto facendo l’amore con un’affascinante donna russa in una stanza
con tendaggi di seta verde. Posso farlo e questo non implica affatto di
riferirmi ad una realtà qualsiasi. La sola legge che si impone a me è la mia fantasia, la mia
libertà.
3m. C’è
la tecnica dell’acquerello mistico
e quella del Comanche ( la distruzione dell’altro come entità separata,
con l’annientamento dell’immagine mentale che si forma di lui). Ho l’impressione
oggi che mi occorra fare la sintesi delle due.
S.J: Si intuisce bene la natura degli ostacoli, ma ciò che
non si è compreso è l’essenza stessa dell’immaginario puro, che è un luogo di
libertà assoluta. La sola legge che regna qui è l’amore del gioco e la propria
libertà onnipresente. E’ la regola essenziale del gioco e, se non se ne ha
coscienza, si è incapaci di giocare.
3m. La regola
del gioco fonda l’atto libero.
S.J.: Dovrebbe
abbastanza parlare da sé. E’ un privilegio enorme, felice, avere quella
possibilità, è il nostro solo spazio di libertà, bisogna capirlo. Senza quello,
saremmo spacciati. Ma nel nostro
mondo, c'è una breccia nel muro, la breccia dell'’mmaginario puro. Lì
sono libero.
Il tipo si eleva nell’immaginario puro, poi a un certo
momento si fa un rimprovero: “sono tutte stupidaggini”. E’ vero che quello può
rompere tutto, che quello può essere strano, ma non è questa la base del
problema. Quello che non si è compreso è che: quando immagino, mi inscrivo
immediatamente in una dimensione della mia propria infinita libertà. Poiché sono
libero, non c’è nessuna legge che
pesa su di me, se non è per la mia libertà.
L’immaginario puro, metafisicamente, è molto più importante
di quello che dico nei miei scritti… E’ l’unico luogo dove una libertà assoluta
si possa manifestare per noi. Se non si affronta quel gioco in quel modo, si
vanifica il gioco e lo si intacca con la realtà. Ciò che è esaltante nell’acquerello
mistico, è questa straordinaria libertà. Probabilmente è il solo regno della libertà di
ciascuno.