Eric
Baret
Un
approccio corporale
3ème Millénarie n.
56 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini
Invitato dalla scoperta del nostro costante
approccio mentale del corpo, si risveglia un a“sensazione globale
della vita”.
Eric Baret testimonia questa pratica
dello yoga come arte d’essere gioioso.
D: La scoperta corporale fa parte
dell’insegnamento vedantico?
R: No. Fa parte dell’approccio cachmiriano. Tuttavia, il maestro del
mio maestro, che era un maestro vedantico del più alto livello, il cui
insegnamento essenziale, come quello di ogni maestro
vedantico, era quello dei Karikas di Gaudapada, era uno yogi nel senso
estremo del termine.
Tradizionalmente però, è raro che
l’approccio vedantico includa l’approccio yogico. Certo, Shankaracharia cita lo
yoga indipendentemente anche dai suoi commentari sugli Yoga Sutra. Ma questo è un altro discorso
D: Credo che Shankara abbia
passato molto tempo nel Kashmir.
E’ vero che la tradizione del Kashmir viene in parte da Shankaracharia?
R: No, al contrario: Shankaracharia è molto criticato nella
tradizione cachmiriana. Anche da Abhinavagupta.
Profondamente, non c’è sicuramente nessuna differenza.
E la Mandukya
Upanisad è identica nell’essenza allo Shiva
Sutra. Si riferisce all’essenziale. Ma nella maniera di approccio
alla vita, l’approccio vedantico è esclusivo, e l’approccio tantrico inclusivo.
Per il Vedanta, non siete il corpo, i sensi e lo spirito: voi
siete il Conoscitore. Per l’approccio tantrico, siete
ugualmente ciò che è conosciuto. Si include il
conosciuto con il sentito.
Nel Vedanta, siete “l’io sono” e ciò che è percepito non siete voi: voi
siete l’ultimo percipiente. Secondo la tradizione cachmiriana, cosa si potrebbe
percepire d’altro se non il Sé? Ogni percezione non è che
la Coscienza, e il sentito è la strada per integrare questa comprensione.
Spesso nella tradizione vedantica, la percezione è vista come una distrazione
e, nel migliore dei casi, è considerata inutile.
Nell’approccio cachmiriano (parliamo certo
del monismo tantrico, perché numerosi approcci differenti sono nati nel
Kashmir) la gioia dei sensi è considerata una pratica reale per la scoperta del
Silenzio.
D: Questa pratica c’era prima di Shankaracharia?
R: Si. La tradizione cachmiriana è molto
più antica che il Vedanta di Shankara. I primi testi sono anteriori a quelli di Baddarayana e dei Brahma Sutra della tradizione vedantica.
D: E in rapporto al periodo buddista?
R: Dipende da ciò che intendete per
“periodo buddista”
D: Voglio dire quello
de primi secoli, in India.
R: I testi più antichi datano pochissimo
tempo dopo questo periodo. Se si guarda, per esempio,
l’analisi del Pranava, che si trova
nella Mandukya Upanisad, si
scopriranno elementi vicinissimi al sistema Spanda della tradizione
cachmiriana. Da qualche anno, alcuni letterati in Giappone e negli Stati Uniti
dibattono anche sulla relazione tra la tradizione cachmiriana e la scuola del Shri Vidya del
sud dell’India. E’ incontestabile che lo Shri
Vidya ha delle risonanze molto vicine allo shivaismo cachmiriano e a certi
trattati di Shankara.
E’ inutile ora rientrare in questa
discussione. In ogni modo, non diamo nessuna importanza
al fatto di sapere come viaggi una tradizione. La vera tradizione è ora. E’ una
corrente che non proviene dal passato e non contiene alcun futuro. Essa è la sua propria origine, che è Presenza. Spesso, la formulazione
di Shankaracharia è molto lontana dall’approccio cachmiriano. Il maestro di Karadi descrive il Brahman in un modo statico. La tradizione cachmiriana descrive Parabrahman come
energia, Spanda, e ultima
parola, Paravak. Ma
tutto ciò non è che concetto. E’ il campo delle discussioni dei letterati e non
fa parte di ciò che ci interessa qui: la ricerca di se
stesso. Definire la vita come statica o dinamica
proviene dallo spirito agitato degli universitari.
Affrontando la vita in maniera creativa, ci si
libera dalla vita concettuale e si scopre un funzionamento d’istante in
istante. Si intuisce la corrente d’amore che sottende
tutte le espressioni e che non può mai
esprimersi in modo concettuale.
Da un punto di vista pratico,la tradizione cachmiriana mette l’accento sull’arte di
affrontare la vita, disintegrarla e lasciarla risuonare nel silenzio. Nessun
cambiamento di vita, nessun atteggiamento, nessuna trasformazione sono necessarie. La tradizione di Shankara è generalmente
più ascetica, che esclude di più.
D: Ascetica?
R: Si. Shankaracharia e la maggioranza dei
maestri vedantici erano generalmente degli asceti
che eseguivano più o meno le disposizioni di una vita monastica. Al contrario,
numerosi grandi insegnanti della tradizione cachmiriana erano padri di famiglia
che avevano delle attività tantriche e molti di loro erano poeti o drammaturghi o musicisti
cosa inconcepibile nel vedanta. E il teatro, la musica,
la danza, la sessualità sono un modo di essere in
risonanza con il divino.
D: Questo sembra più positivo, più inglobante.
R: Sembra più facile da apprendere per lo
spirito europeo. Se vivete in India, in un piccolo
eremo lungo il Gange, si potrebbe dire che è relativamente facile seguire la
tradizione vedantica. Ma se siete un banchiere, o una
prostituta, il ragionamento vedantico sarà più complesso da applicare.
Certo, gli allievi di Krishna Menon, di Maharaj o di Ramana Maharshi
potrebbero reagire a queste affermazioni, ma noi parliamo qui del Vedanta come
è più spesso insegnato nell’India tradizionale. Sotto un’apparenza di
non-dualità, questo insegnamento è generalmente legato
a tutta una codificazione di esigenze
morali, sociali e culturali. In quel senso, la tradizione
cachmiriana sembra più facile da seguire per persone come gli occidentali, che
hanno poco o niente strutture tradizionali di vita. Ciò che importa non sono più le vostre azioni di tutti i giorni, come nel
sentimentalismo buddista per esempio, ma ciò che siete.
D: Come?
R: Quello che fate diventa
senza importanza. Ciò che pensate non interessa nessuno. Quello che diventa
essenziale è questo “presentimento”, che niente è essenziale.
D: E’ necessario passare per la
scoperta sensoriale, corporea, per scoprire l’approccio cachmiriano?
R: Niente è necessario. Se
pensi che una qualsiasi azione, una qualunque maniera di pensare sta per creare
in me una maturità, la direzione non è stata vista chiaramente. Guardare la
propria vita senza commentare, senza giudizio, crea automaticamente una immensa riduzione dell’attività mentale. La scoperta
della sensibilità corporea che si presenta naturalmente in quel momento, non ha
niente a che vedere con lo Yoga. E’ il risultato di una comprensione: quella
che cercate profondamente non è una nuova situazione. Vivere con questa
comprensione, senza pensarla, crea lo spazio.
Per la scoperta sensoriale che si svolgerà
secondo le nostre capacità, nei moment di tranquillità, di meditazione, il
corpo si presenterà totalmente. Per il fatto che non
impedite più la sensazione corporea con la paura, con l’aspettativa, è un po’
come una molla compressa sulla quale smettete di appoggiarvi. Il suo tornare
alla posizione di prima non necessita di alcuna
attività. Lo Yoga è solo un aiuto per canalizzare questa scoperta, ma non è
indispensabile. Si potrebbe dire che aiuta a
esplorare e ad approfondire la
sensibilità che si è presentata naturalmente in quei momenti di tranquillità.
L’esplorazione del corpo e della mente si presenta in una sensibilità in
risveglio. Non è più una esplorazione allo scopo di
un’accumulazione, ma veramente uno stato di ammirazione. Questa ammirazione
della sensibilità e delle impensabili possibilità sensoriali a poco a poco
lascia il posto a una ammirazione senza oggetto.
Dimenticate ciò che ammirate. Nessun posto per un ammiratore. La luce
dell’ammirazione brucia ogni forma. Noi non siamo che
quello.
D: Senza yoga?
R:Avete
l’impressione che il vostro corpo sia completamente vacante. Allora si
suggerisce al vostro corpo una posizione strana che vi aiuta a realizzare come il corpo non sia così vacante di questo. E’un
aiuto a realizzare la profondità delle tensioni nel corpo. Ma,
teoricamente, avete ragione, non è necessario.
D: Ma è necessario per realizzare che il corpo non è vacante?
R: Qualche volta.
D: Allora…
R: Più la sensibilità corporea è svegliata,
meno lo yoga è necessario. Più il corpo e lo psichismo sono
imbrigliati dall’avidità, il terrore e l’agitazione, più lo yoga è appropriato.
D: Allora, raccomandereste a qualcuno che
comincia a guardare almeno nella direzione di questo yoga?
R: No, non raccomando niente. Se qualcuno vuol esplorare lo yoga, posso forse aiutare. Ma
non ho mai domandato a nessuno di venire a un
seminario o di praticare lo yoga.
D: Non è ciò che
voglio dire: Prendete qualcuno come me: non sono molto fisico, non faccio
esercizio…
R: Lo
yoga non è fisico. Non proverei a farvi venire a
un seminario.
D: Come consigliereste qualcuno? Se vi
dico: “potete aiutarmi”, quale genere d’esercizio
potete suggerire?
R: Vi suggerirei di divenire cosciente del
fatto che non sentite, del fatto che la sensibilità è poco presente nella
vostra vita condotta da una costante attività mentale. Diventate
cosciente che pensate la vostra vita. Quando
entrate nella vostra stanza, non sentite la vostra stanza: la pensate.
Quando appendete i vostri vestiti, non li sentite.
Forse conoscete il colore, i prezzo, lo stile, ma non
lo sentite veramente, e non siete generalmente capaci di dire che scarpe
portate ai piedi se non le guardate.
Rendevi conto che non siete
forse capaci di sentire se siete nella vostra camera o nel salotto, se non
guardate, che non conoscete la sensazione della maniglia della porta della
cucina, che proiettate costantemente il vostro appartamento con uno stesso
volume. Dite “conosco la mia camera” e vivete nella paura, la totale paura di
vedere, di sentire che la vostra camera è sempre nuova, sempre di dimensioni
diverse. Le decorazioni che avete scelto non sono là che come tentativo di
bloccare, di fissare lo spazio per non dover affrontare la spaventosa
esperienza: la vostra camera non esiste, e nemmeno il suo spazio.
Quando camminate, vi rendete conto della depressione,
della proiezione, quanto la maggioranza degli esseri umani viva nel pensiero. Rendersi conto quanto la vita quotidiana
sia totalmente separata da ciò che la circonda, a causa di questa
incessante attività mentale. Quando il pensiero
si ferma, sentite l’ambiente, il rumore nella strada. Questo rumore non è che silenzio. Dal punto di vita del pensiero, non amate questo rumore e pensate ancora di più, per non sentirlo.
Alla fine, non sentite nemmeno questo preteso rumore
che detestate. Non fate che parlarne ed è il vostro rumore interiore che crea
la vostra vera agitazione. Come non lasciate questa sonorità
essere sentita nelle ginocchia,
nei piedi, in tutto il vostro corpo,
come non lasciate che vi accarezzi, avrete bisogno di sogni, per eliminare
le vostre reazioni, la notte seguente.
Vi si dice: “siete uno stupido”; questo vi è insopportabile e avete ancora
bisogno di sognare a lungo. Ecco perché il sonno della maggior
parte degli esseri umani è così lungo. La prossima volta che avete
l’occasione che vi si tratti da stupido, vivete con questo, sentite tutta
l’attività sensoriale che fa scattare. Non perdetevi nei commenti di sapere
se ciò che vi si dice è giusto o falso. Non vi dite niente,
vivete con l’effetto. Sentite il colore del vostro viso, la sensazione
nel petto, vedete tutti i prolungamenti nel resto della giornata quando andate
a dormire: senza cambiare nulla a questo sentire, vivete con esso.
La prossima volta che vi si dice che siete
una bella donna, scoprite nello stesso modo le ramificazioni. Quando siete
prigionieri nella vostra auto a causa di un imbottigliamento e vorreste essere
in cima a una montagna: constatate. State ancora
aggiornando la vita con la storia che ciò che accade dovrebbe essere diverso
da quello che è. E’ il dolore assicurato. Volere sfuggire alla realtà, alla
verità e voler sfuggire a me stesso, è la solitudine, la separazione. Diventate
intimi lo stesso con il vostro meccanismo di pensiero: “ voi avete ragione,
gli altri hanno torto” e constatate che tutti i passanti
che incrociate pensano esattamente la stessa cosa. Realizzate quanto questo
modo di vivere sia limitato…
E’ il lavoro di
una vita. Non si fa una volta la settimana, ma d’istante in istante. Ciò che si
presenta nell’istante è la realtà. E’ il mio eco. Io sono quello. Ecco
l’approccio corporale. Ecco la scoperta della sensibilità. Ma
per sentire dovete essere silenzioso. E’ nella vostra disponibilità,
tranquilla, che la vita si esprime senza restrizione. Non si può dire ciò che
c’è da fare, ma si possono stimolare le domande dell’ambiente. Sono importanti
le domande. La maturità viene dalle domande. Nel momento in cui pensate di
sapere qualcosa, vivete in una fantasia. Non c’è niente da pensare; c’è da
sentire, da amare. Il pensiero è una riduzione. Non fa che condurre l’ignoto,
il non-conosciuto, a livello di una restrizione ideologica.
Quando sentite, non sapete niente, siete senza dinamismo,
vivete il presente. Il pensiero non esiste che in funzione del futuro e del
passato. Si potrebbe dire che l’approccio sensoriale vi aiuta a farvi scoprire
questa sensazione globale della vita, questa sensazione globale di accoglienza.
Continuate la vostra vita senza cambiare nulla. Tutto è cambiato. La sensibilità
è in accordo con tutte le direzioni, senza commento. Non cercate più la bellezza,
perché realizzate che la bellezza è l’ascolto stesso.
Da un altro punto
di vista, la scoperta corporale è perfetta per quelli che non hanno doni per la
musica, la danza, la poesia e l’architettura. Se non tutti possono essere
disponibili a questa apertura artistica, per scoprire
cosa si nasconde al di là della bellezza, tutti hanno a disposizione la
struttura corporea. Su un altro piano, le persone senza doni, hanno molta
fortuna, perché tuffarsi nell’esplorazione corporea è una vita straordinaria.
Il mio maestro,
che era andato molto lontano in questa scoperta, ha riformulato questa esplorazione
in modo abbordabile per lo spirito occidentale. La pratica dello yoga, in quel
senso, rende la vita facile. Tutto ciò che incontrate è
immediatamente sentito nella vostra sensibilità. E
questa risonanza si dissolve in Silenzio. Se il corpo non è avviato a sentire questa apertura frequentando regolarmente questa totale
vacuità, nel modo che suggeriamo, l’esplorazione improvvisa della comprensione,
che può sorgere a ogni istante, può creare una rottura drammatica nel
funzionamento della vita quotidiana. Senza questa preparazione, il sorgere del
Silenzio sarà spesso sentito come drammatico, mentre, se lo strumento è stato
accordato, l’integrazione di questa comprensione sarà più o meno armoniosa.
Lo yoga
prepara il corpo perché possa sopportare l’esplosione della visione.