Myriam Lebrun
L’amore o la paura?
3ème Millénaire –
Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini
Per amare bisogna essere liberi e per
essere liberi, non bisogna avere paura.
L’origine della paura.
La paura è un’emozione naturale benefica di fronte a un reale pericolo. All’epoca delle caverne era una salvaguardia di fronte a un predatore. E’ una funzione
biologica di sopravvivenza che si è inscritta nel cervello con l’evoluzione.
Attualmente, benchè non ci siano predatori per l’uomo, il cervello
arcaico rettiliano continua a funzionare e a farlo fuggire davanti a danni non
reali.
Questo fenomeno non ha più nessun legame con la realtà.
Abbiamo trasposto i danni reali in danni ipotetici immaginari. Dall’epoca
dell’intellettualismo, la paura è passata nell’inconscio senza poterla
annullare.
La paura psicologica non ha niente a che fare con la paura
provata di fronte ad un danno concreto, reale e immediato. Essa si presenta
sotto forma di un malessere, di una inquietudine,
dell’ansia di un nervosismo, di una tensione, dell’angoscia… Quel tipo di paura
concerne sempre qualche cosa che potrebbe sopravvenire e non ciò che sta per
capitare. Va dalle paure occasionali, reattive o emotive (paura di ingrassare,
di perdere i capelli…) alle paure essenziali, legate ai comportamenti o
all’amore, o agli slanci di base che ci motivano (paura di essere
inutile, di sciupare la propria vita, di non poter amare…), fino alle paure
essenziali che vengono al mondo con noi, quando lasciamo l’universo unificato
della madre (paura di morire, di non esistere nel seno del tutto, di non avere
il proprio posto, di non gioire più della vita…).
Siamo nel qui e ora, mentre il mentale è nel futuro, e
questo crea uno iato carico d’ansia.
La paura legata al tempo
E
più precisamente al futuro. Lasciamo continuamente il
presente, ricordando le nostre esperienze passate che inevitabilmente
proiettiamo nel futuro. Viviamo (o piuttosto sopravviviamo) tra memoria
e anticipazione. Costruiamo progetti fatti di desideri e di aspettative,
più spesso usciti dalla nostra mancanza, dal nostro vuoto interiore. Questo non
vuol dire che non dovremmo avere progetti nella nostra vita, ma come andremo a
mettere in opera ciò che è necessario senza temere lo scacco o la riuscita (ciò
che capita lo stesso alla fine dei conti) ?
Con le nostre attese di un futuro migliore, creiamo uno
stato interno fatto di timori ed apprensioni o di entusiasmi
ed esaltazioni, perchè vorremmo che le cose fossero diverse da quelle che sono.
Abbiamo una compulsione a ritornare al passato che ci
conferisce una sorta di identità, stabilita con l’
esperienza, a proiettarci nel futuro che comporta una promessa di
soddisfazione, sotto una forma o un’altra, mentre la creatività, le soluzioni,
sono legate al momento presente, al silenzio e alla calma della presenza a se
stessi.
Il passato e il futuro sono illusioni. Non è mai successo
niente nel passato. Nel momento in cui quello è accaduto, era “ora”.. Niente accadrà mai nel futuro; quello accadrà nel presente.
Solo il presente è vivo e reale. Prendendo coscienza
nell’istante, automaticamente ci siamo. E’ il lavoro più importante:
continuamente riportarsi al presente, alla pace della presenza a sé… La paura è
legata al futuro, i rimpianti e la colpevolezza al passato. La pace, l’amore sono legate al presente.
Le forme della paura.
Nella nostra vita, la paura si presenta essenzialmente in
due forme: la paura di perdere qualcosa, o la paura di non ottenere qualcosa
(amore, successo, denaro, salute, risveglio…)
Abbiamo il bisogno di avere qualcosa in più che ci permetta di essere di più. Se non lo otteniamo, ci sentiamo
diminuiti e abbiamo la sensazione di perdere valore, che porta una perdita di
stima e di amore di sé, che può arrivare fino alla
paura di essere annientati.
Ci tuffiamo nel fare e in una ricerca sfrenata di ottenere
di più per essere meglio ( più amore, più denaro, più tempo…). Con i nostri
desideri, cerchiamo di essere, giustamente. Pensare di aver bisogno è una
storia che ci si racconta e che ci fa soffrire separandoci da ciò che è. In
realtà, se guardiamo bene, abbiamo sempre, nell’istante, esattamente ciò di cui
abbiamo bisogno.
S’impone un’inversione di paradigma: noi siamo nel fare –
avere – essere, mentre dovremmo essere per fare e avere.
Cos’è
la cosa peggiore che possa accadere.
La paura ci fa creare ogni sorta di scenari spaventosi.
Spesso viviamo mentalmente il peggio che ci possa capitare, perché il cervello
e il subconscio non sanno la differenza tra il virtuale e il reale,
l’immaginario e il concreto.
Passiamo la vita a creare storie e a crederle reali, cercando
le prove della loro veradicità, trovando le ragioni della sofferenza, pur cercando di sfuggirla.
L’uscita da quel modo di vivere consiste nel mettere in
questione internamente quegli scenari. Possiamo così constatare
che non hanno niente di reale, vanificando le prove sotto il proiettore
dell’investigazione.
La realtà può causare tutt’al più dolore ma mai sofferenza.
Questa è l’uscita da un mentale confuso.
I
tipi di paura.
Ho classificato tre grandi tipi di paure che comportano delle sotto–paure. Questo
per discernere, avvicinarsi e capire le proprie paure. In definitiva tutte le
paure ritornano alla stessa.
La paura della solitudine, che include la
paura dell’abbandono, del rigetto, dei conflitti, della non significatività…
La paura del non conosciuto, sotto forma di paura
dell’insicurezza, del giudizio altrui, di perdere il controllo…
La paura della morte e della sofferenza che nasconde la
paura dell’estinzione (soprattutto dell’ego) , le
paure psicologiche, emozionali, mentali e spirituali…
Ognuna di queste paure, investigate, può condurre al suo
antidoto e al bisogno reale che nasconde perché ogni paura psichica nasconde un
desiderio, che ricopre anch’esso un bisogno più profondo e fondamentale.
Tutte le paure sono così legate all’identità e all’attaccamento
al me, all’immagine che si ha di se stessi. Che questa sia
gonfiata o mortificante è senza importanza per il falso me, è ego che coltiva
la sofferenza come prova materiale della sua esistenza.
Occorre coraggio per affrontare le proprie paure. I demoni fuori dalle chiese rappresentano le paure che ci lasciamo
dietro quando entriamo nel santuario (dell’amore). Nelle fiabe l’eroe deve
vincere il drago (o il demone ) prima
della felice scoperta. Ugualmente noi dobbiamo abbandonarci e rinunciare alle
illusioni che abbiamo, perché sono loro che creano l’inferno. Dobbiamo morire
alla nostra vecchia vita. La morte dei componenti
dell’ego, che sono illusori, porta alla chiarezza dell’essere.
La guarigione dell’anima.
La paura e i suoi corollari, l’odio, la colpevolezza, la
vergogna ecc. sono dei veleni dell’anima che provocano malessere e malattie,
perché nell’uomo ogni realtà dell’anima si tradurrà prima o
poi in una realtà del corpo. Così la paura sotto tutte
le forme all’interno di sé porta delle prove nella vita, che si manifestano
all’esterno: perdita di esseri cari, fallimenti, rotture, incidenti,
licenziamenti…
Questo si comprende quando si sa che la causa di tutto ciò
che capita deve essere ricercata esclusivamente dentro di sé. L’essere attira a
lui dall’esterno ciò che è all’interno ( legge d’attrazione).
Imparare a lasciare il circolo vizioso
(nefasto) della paura , per entrare nel cerchio virtuoso (felice) dell’amore è
dunque la via indispensabile al nostro benessere a lungo termine.
Ci sono sofferenze inevitabili e altre che creiamo noi.
Alimentando mentalmente il nostro dolore, aumentiamo le
nostre ferite.
Lavorare per discernere il vero dal falso (la credenza in
rapporto alla realtà) porta la pace del mentale, che si mette al servizio del
cuore. Il lavoro di investigazione interiore serve a
liberarci dalle paure che ci governano, paure basate su credenze non esaminate,
non cercando all'esterno le ragioni di quelle, ma investigando e trovando le
risposte dentro di sè.
Grazie alla ricerca interiore tutte le esperienze che ho
vissuto mi hanno portato a realizzare che non c’è
niente…da cercare, da raggiungere, da purificare, da ottenere, da fare, da
meritare, da divenire…Per ottenere COSA?
Quando mi sono messa a dubitare dei concetti, idee, opinioni,
a mettere in discussione tradizioni,
filosofie, ideologie, a mettere in dubbio i miei desideri, le mie paure, ho
potuto smettere di dubitare sulla mia natura profonda e aprirmi alla realtà del
mondo così com'è e non come vorrei che fosse.
Il Gioco della Vita consiste nell’incontrarsi, ancora e
ancora, all’interno di sé, nel quadro di situazioni
date, che non sono che il riflesso del nostro mondo interiore proiettato
all’esterno.
Quel miraggio chiamato ego o illusione di sé, ci fa credere
che siamo entità separate e ci fa agitare in ruoli diversi per essere
riconosciuti, amati, rispettati… Una ricerca sfrenata che ci rimette sempre al
punto di partenza di…niente. Per ripartire al meglio per arrivare alla felicità, al successo, al
denaro, alla salute, all’illuminazione…allontanandoci sempre dal risveglio a
Ciò Che E’ ricreando sistematicamente l’ansia della ricerca.
Nessuna tecnica, nessun maestro può metterci nella nostra
vera natura. Il lavoro interiore consiste semplicemente nel
disfare tutte le costruzioni mentali che ci separano dalla nostra
essenza.
Il
circolo vizioso della paura.
La pratica dell’investigare, per me come per gli altri a cui
ho trasmesso questo procedimento da molti anni, mi ha un giorno bruscamente
rivelato una sorta di cerchio vizioso di paura nel quale tutti noi giriamo.
Mi sono messa a osservare più da
vicino quel fenomeno che appariva sistematicamente nei discorsi.
Parallelamente, ho potuto vedere i componenti di un cerchio virtuoso dell’amore che in
seguito misi in sette punti essenziali nei due casi.
Si può entrare nel cerchio vizioso dall’una o dall’altra
porta. L’una è la mancanza d’amore, sensazione più che realtà, che succede
spesso nell’infanzia, legata al senso di separazione e alla scoperta dell’amore
condizionato dei genitori. La percezione di un non riconoscimento, non
accettazione, non apprezzamento, tormentano il bambino poi l’adulto, provocando
una ferita d’anima intollerabile, che si esprimerà spesso sotto forma di
sindrome di abbandono, di rigetto, di ingiustizia,
ecc, secondo la storia personale di ciascuno. Quella ferita originale provoca
un profondo risentimento, più o meno cosciente, nei riguardi dei genitori.
Spesso rifiutato perché condannata dalla società, questo sentimento si
rivolgerà verso l’interno sotto forma di autodistruzione
o verso l’esterno sotto forma di giudizio e critica. Insidiosamente, le credenze del tipo “sono
cattivo se sono in collera” genera una forma di colpevolezza; attitudine
mentale molto comune, una fuga e una resistenza al cambiamento, che tormentano
l’anima fino alla depressione, così
attuale nella nostra società, rafforzando il sistema di credenze negative e
l’ansia perché “chi dice colpevole dice punizione”.
Questa forma di paura, visceralmente inscritta, è così
comune e nascosta che crea uno stato di tensione interna che il soggetto
cercherà di far finire con l’autopunizione, causa di nuove sofferenze morali e
psichiche che portano ad una svalorizzazione di sé. Non stima di sé, negazione
di sé vanno verso il non amore di sé e questa sensazione prova la mancanza
d’amore. Il cerchio è chiuso.
Il
circolo virtuoso dell’amore.
La tendenza solita è quella di fuggire, di bloccare o di
lottare contro le sensazioni sgradevoli che sentiamo in certe situazioni.
Resistiamo alla realtà di ciò che è, volendo mentalmente cambiarla, imponendo
le nostre condizioni alla Vita stessa, sorgente di indicibile
stress…
L’alternativa per me è quella di
accogliere pienamente e senza condizioni la sensazione, l’emozione, la
situazione e di prenderne la misura osservandola e poi investigandola.
Per trasformare la paura in amore, ho dovuto imparare ad
accoglierla, a riconoscerla e accettarla.
Attraverso lo sguardo interiore, la realtà è vista sotto un
angolo nuovo che permette una realizzazione
(comprensione )dei fenomeni, delle situazioni e di ciò che provocano nella
nostra vita.
Vivere ed esprimere le emozioni che appaiono nel corpo senza
compiacersene, mi apre alla compassione che sviluppa naturalmente una fede
nuova in una capacità di rigenerazione.( E il senso del “Convertitevi” delle
Scritture).
Con l’investigare il mondo dei miei pensieri, ho realizzato
a poco a poco che le paure non sono che avvertimenti
dell’anima. In questo, la paura, come tutto Ciò Che E’, ha un valore
intrinseco, un senso, uno scopo, una ragione d’essere…
La Coscienza in risveglio permette d’aver meno paura di
avere paura e ho potuto aprirmi a un’attitudine nuova:
la presenza a Ciò Che E’.
L’energia può circolare sempre più liberamente man mano che
si trasforma e l’Amore diventa comunicazione amorevole, azione giusta,
creatività, armonia…Uno spazio che mi riconduce all’eterna essenza del mio
essere. “Conosci te stesso e conoscerai l’universo e
gli dei”.
Trasformare
la paura in amore.
Andando a cercare il cerchio vizioso della
paura, possiamo così scoprire il cerchio virtuoso dell’amore, che è il suo
antidoto. Lavorare per discernere il
vero dal falso porta la pace del mentale che si mette al servizio del cuore,
del sentimento, dell’anima.
Non è la paura, ma la paura della paura che causa danni e la
fuga dalla paura che impedisce di osservarla.
La paura non deve essere vinta, ma trasformata in quanto energia. Quella del piombo che alchemicamente si
trasforma in oro, che è la pace e l’amore.
C’è una sola energia, l’Amore, Coscienza Infinita, Energia
Assoluta, il Tutto…, o Dio, quando la paura è trasformata. (Uni verso – Verso
Uno).
L’amore
della paura.
“ Cerca prima il Regno di Dio e la sua giustizia
Il resto ti sarà dato in sovraprezzo”
Nella quiete in cui mi lascia l’investigare i fenomeni, i
pensieri e le paure che sorgono, si instaura una
propensione all’ascolto, all’accoglienza, all’osservazione e all’accettazione,
che non hanno niente a che vedere con la rassegnazione e la sottomissione.
Senza storia da guardare, senza scenari creati, senza
immaginazione per reagire o rispondere, si rivela allora la presenza. In questo
spazio c’è assenza di paura, di giudizio, di credenze… In
quel vuoto, scopro la Pace, l’Impersonale, l’Atemporale. In quella
tranquillità, non ho più bisogno di cercare, di fare, di ottenere, di divenire.
Niente. Libertà. Leggerezza. Gioia. Proprio
Ciò Che E’.
Questo incontro ultimo è senza rumore, senza “effetti
speciali” e prosegue nel quotidiano della mia vita, in questa realizzazione e
nella Presenza che prende il suo spazio e mi installa
poco a poco nell’Unicità.
“La paura della morte è l’ultimo ostacolo che nasconde la
paura dell’amore. La mente guarda il niente e lo chiama “qualcosa”, per evitare
di percepire ciò che è lui stesso. Ogni paura è la paura dell’amore, perché
scoprire la realtà di tutte le cose è scoprire che non
c’è nessuno, non “facitori”, niente me per creare la sofferenza, o per
identificarsi in non si sa che. Senza niente di tutto
ciò, non c'è che amore.
Se vedete veramente che miracolo è il
lavoro interiore per voi, finirete per gioire del peggio che vi possa capitare,
perché non troverete più alcun problema che non possa essere risolto
dall’interno. Il mistero, è di avere mai potuto pensare, mai, che ci fosse un
problema. E’ il paradiso ritrovato”
Byron Katie