Marigal
Dalla meccanicità
alla fluidità
3ème Millénaire n.86 – Traduzione della
dr.ssa Luciana Scalabrini [201]
Usare il termine meccanicità per definire il funzionamento
dell’essere umano nell’ottica di un percorso
spirituale è un po’ insolito. Tuttavia è quello che
il tema della Rivista ci ha proposto.
Prima di tutto
bisogna interrogarsi su quello
che la parola può evocare.
A prima vista, meccanicità fa pensare a meccanico…,
macchina…
Un’occhiata al dizionario:
meccanicità: qualità di ciò che è meccanico.
Qui, nel quadro del tema della
Rivista, ci si riferisce al fatto supposto che i miei pensieri, le mie
emozioni, i miei movimenti, si facciano nell’incoscienza e siano
sottoposti al funzionamento dell’ego.
In un altro contesto, si può leggere che molto spesso viviamo le nostre giornate
inconsciamente, come una macchina, molto perfezionata, certo, ma comunque una
macchina a retroazione. E questo equivale a dire che la maggior parte del tempo l’umano funziona automaticamente come una macchina, e,
in qualche versione, azionato da un ego.
Una macchina, vale a dire un sistema composto di un più o meno grande
numero di elementi differenti gli uni dagli altri, collegati gli uni agli altri
per fare funzionare la macchina, regolati da un me-ego pensante, alla mercè di
un granello di sabbia inaspettato o da un difetto di fabbricazione, che potrà
interromperne il funzionamento.
Forse è la versione normale dell’essere umano, che si
percepisce come un’entità separata e isolata rispetto alle altre entità o oggetti.
Ora, siamo realmente un’entità? O
più precisamente, in ciascuno di noi c’è
un’entità che faccia funzionare meccanicamente il fenomeno umano? O ancora,
l’essere umano in quanto fenomeno fisico – mentale, è
governato da una entità cosciente di essere un’entità autonoma, differente da
quel complesso fisico–mentale, che influenza il suo comportamento?
Per conoscere la risposta, bisogna esplorare quell’insieme
entità–fisico–mentale per provare a scoprire la natura dei suoi costituenti, il
loro funzionamento e il legame che li unifica.
A partire da quello che è qui ed ora occorrerà scoprire il
filo dello svolgimento di quegli elementi, risalire alla sorgente, scoprire la
loro reale natura. E questo conduce all’origine della
forma –materia, dalla forma –mentale e della forma–coscienza… E più lontano…al
di là… Al di là, o al di qua…
A prima della forma, prima della parola, prima dello spazio–tempo.
In quello spazio, di fuori da ogni
forma…vuoto…vacuità…non essere…
Spazio primordiale di un’intensità prodigiosa… Immobilità
piena di ogni possibile, di ogni universo…
In seno a quella non forma, appare un fremito…è l’emergere
della Coscienza…prima forma dentro l’immobile…
Tutto ciò che è, e tutto ciò che siamo,
è coscienza.
Ma quella globalità individuale, che, come stiamo vedendo, è
della stessa natura e non è separata dalla globalità infinita, è sicuramente
animata da una particolare e unica modalità di
funzionare.
Globalità vibrante, che gira in un certo modo qui –ciascuno
di noi -, in un altro modo altrove, ma in quella globalità sensitiva
individuale, che è la coscienza in divenire, non c’è qualcuno, un’entità qualunque, separata,
isolata dall’insieme, che conduce il gioco. L’elemento cosciente è la coscienza
una universale, il Tutto, Quello che è, ma che pare
essere una coscienza individuale, perché, nel seno di questo spazio – coscienza
primordiale, è apparso un contorno, un’immagine, che delimita la coscienza
individuale. Quel contorno è la traccia di un me –ego impresso dal mentale,
sovrapposto alla globalità senza separazione. Se il
contorno diventa trasparente o scompare, è la sensazione del me–entità che
scompare.
Per illustrare questa
parte inclusa nel tutto, poiché la globalità individuale non è diversa da quella universale, si può utilizzare l’immagine di un gorgo
nel corso di un fiume. Il gorgo si forma quando l’acqua che scorre incontra
qualcosa di diverso dal suo movimento proprio, un ramo, un sasso, una corrente
diversa, un altro gorgo… Quest’altro gorgo non è assimilato all’acqua corrente;
è il movimento interno dell’acqua che si trasforma, che prende un’altra
direzione, si mette a girare in un senso particolare. Questo costituisce il
gorgo, gli dà una struttura di gorgo, ma non c’è un fenomeno limitato che lo
separa dalla corrente. E’ un movimento dentro al movimento,
costituito dalla stessa sostanza della corrente stessa. Il gorgo e il fiume
sono la stessa acqua in movimento, fluida per eccellenza, che interagiscono tra
loro in una modalità fluida.
Così la globalità individuale che siamo,
non è separata, isolata dalla globalità infinita; e non è nemmeno diversa dalla
natura di quella globalità infinita.
Si può notare anche che un gorgo funziona secondo un certo
ordine che gli è proprio, non è che non importa cosa funzioni non importa come; è apparso in certe circostanze e circostanze
nuove possono portare a delle trasformazioni, fino a che non si scioglie e non
ridiventa il corso del fiume che è sempre stato e non ha mai smesso di essere.
E’ la stessa cosa per noi umani, gorghi di coscienza
–energia che girano in un certo modo per
ognuno di noi e per le migliaia di fenomeni nell’universo, che si modificano e si trasformano al loro contatto.
Ciò che siamo come globalità individuale è soggetta a
trasformazioni, non è determinata una volta per tutte, è in perpetua relazione
con tutte le altre forme esistenti. Questa globalità individuale appare, prende
forma, si trasforma, scompare, è assolutamente la norma. Nel corso della strada
possono arrivare interferenze, rotture; anche questa è la norma.
Così il gorgo che è la nostra vita, così come ciò che capita
nella nostra vita, non si può dire che sia un noi - entità o un me – ego -
entità, che l’ha fatto, né che qualcuno l’abbia fatto. E’ la globalità universale, fluida, che
modellandosi modella la globalità individuale fluida che siamo noi. E l’umano–globalità, in seno al quale è apparsa e si è
sviluppata la capacità mentale che ha fatto nascere il pensiero, è diventato
umano globalità –mentale. Questo, dopo avere proiettato la sua immagine mentale–me,
si è identificato a questa immagine mentale diventata me–entità, che fa
funzionare il corpo–macchina, apparentemente costituito da elementi distinti
gli uni dagli altri che funzionano meccanicamente. Così l’identificazione a un
ego distinto dalla globalità comporta
uno slittamento dalla fluidità alla meccanicità. Da qui in poi l’umano non si
percepisce più come una globalità corpo spirito che si informa
e si trasforma secondo la modalità della fluidità, in seno e al ritmo della
globalità universale, ma come un corpo macchina diretto a volte e forse il più
delle volte inconsciamente da una entità individuale, differente e separata
dagli altri esseri umani, ciascuno distinto e separato dalla Totalità
universale.
Questo per l’umano è il dramma della separazione dalla sua
vera natura, di cui ha il presentimento, la nostalgia, e che cerca di ritrovare
con i molteplici cammini della sua ricerca della felicità.