Michel Joseph
Verso una tecnologia etica
3ème Millénaire n. 89 Traduzione della Dr.ssa Luciana
Scalabrini [203]
M.J. Vediamo bene
che con lo sviluppo della tecnica non abbiamo più conservato il senso originale
di quello che era la technè per i Greci, che significa arte. La technè
non era dunque quella cosa inumana e meccanica che vediamo oggi. I greci
opponevano la natura all’arte e Aristotele dà la definizione dell’arte come imitazione dell’istinto. Essendo l’arte
l’imitazione dell’istinto, che gli animali possiedono inconsciamente, l’uomo la
sviluppa con l’arte e diviene artista, artigiano e tecnico, ma in un senso più
largo di adesso. Oggi il senso è ristretto all’utilitario, industriale e
economico, perché si rapporta esclusivamente a valori che portano utilità a
corto termine; è per esempio la medicina
di punta, che offre una tecnologia del sensazionale senza proporre veramente delle vie di guarigione per l’uomo
nella sua integrità.
3m. Nel vostro
percorso riportate quello che si chiama tradizionalmente la technè
all’arte sociale. Cosa intendete con arte sociale?
M.J. L’arte sociale
è quando l’uomo applica la sua capacità creatrice e il suo senso dell’umano a un particolare
ambito della sua esistenza. Tutti i campi della vita sono compresi: la
nutrizione, l’educazione, l’habitat, l’arte di guarire, l’arte dell’amore, il
giardinaggio, ecc.
3m. E’ vero che
anche questi ambiti della nostra esistenza hanno tendenza ad essere presentati
sempre più con tratti di tecniche meccaniche, come le scienze applicate. Come
ha potuto essere realizzata una tale tendenza alla meccanizzazione?
M.J. L’ultimo
scritto di Rudolf Steiner, poco prima di morire, è un articolo nel quadro di
una serie che redigeva ogni settimana per l'ebdomadario Das Goetheanum.
In quell’articolo intitolato “Dalla natura alla sottonatura” spiegava che assistiamo dall’inizio dell’età moderna (il 15° secolo, che chiama la civilizzazione dell’anima di coscienza) all’acquisizione dell’uomo di facoltà nuove che accompagnano lo sviluppo della tecnica. Questo sviluppo si accelera progressivamente, specialmente nel 20° secolo, che è quello delle grandi invenzioni. E questa tecnologia ha esplorato sempre di più degli aspetti che bisogna chiamare a buon diritto infra-sensibili.
Al contrario, per percepire la pianta nella sua realtà,
Hegel ci insegna che bisogna vedere simultaneamente la foglia, il fiore, il
seme e il frutto. Questo approccio, che oggi si direbbe olistico, si
ricongiunge evidentemente al lavoro di Goethe che conduce al sopra- sensibile
della pianta, alla sua dimensione non visibile. La scienza contemporanea, che
non è affatto preoccupata di quell’aspetto qualitativo sopra- sensibile, è
discesa nell’infra- sensibile, che è anche quella dell’invisibile nel senso
ordinario, diventando accessibile con l’aiuto di strumenti d’analisi
estremamente spinti.
Le tre grandi forze dell’infra- sensibile sono
l’elettricità, il magnetismo e quello che Steiner chiama la terza forza, nella
quale certi hanno creduto riconoscere il nucleare, ma che certamente comprende
anche il campo delle nanotecnologie, particolarmente della microbiologia.
Questi tre ambiti sono in ogni caso dell’ordine dell’infra- naturale. Ed è
perchè la scienza si è esclusivamente preoccupata dell’infra- naturale che
siamo entrati nell’era dell’ombra, l’era in cui l’uomo sul piano etico non si è
sviluppato in modo sufficiente in rapporto al folle sviluppo delle tecnologie.
Questo ha prodotto una dissociazione tra l'oggetto creato e il suo creatore; la
creatura ha acquisito un potere che sfugge al suo creatore. E si teme a breve
l'autogenerazione di certi robot…
3m. Che differenza
possiamo vedere tra gli organi di percezione artificiale e gli organi di senso
umani?
M.J. Per esempio, le
immagini virtuali non partono da una qualità visiva estetica, ma da una
quantificazione dell’informazione, per dare una percezione o ovviare alla sua
deficienza. In generale si può dire che la differenza sta nel fatto dell’aver
privilegiato la quantità sulla qualità, che è proprio della tecnica attuale
esclusivamente fondata sull’idea di profitto.
3m. Che relazione
stabilisce Rudolf Steiner tra l’infra- naturale, su cui si basa la nostra
tecnologia, e il sensibile, cioè il sopra- sensibile?
M.J. Nel suo
articolo Steiner spiega che, al di qua dei quattro elementi naturali dati ai
nostri mezzi di percezione, siamo discesi, con la tecnica, di tre gradi
nell’ambito dell’infra- naturale. A ciascuno dei tre gradi corrisponde una
tecnica particolare; e, come si vede nella mitologia greca, tutto è cominciato
con l’uso del fuoco, perché l’uomo, l’homo faber, potesse fabbricare
degli utensili. Poi ha utilizzato l’energia del vento e poco a poco l’energia
idraulica, i motori a vapore e a scoppio, ciò che ha condotto all’ambito
dell’elettricità, del magnetismo, ecc.
Per Steiner l’elettricità è una forza della natura
imprigionata nel sotto- naturale. Quella forza, discesa più in basso di quel
che non dovrebbe, è la luce che, nella concezione dei quattro elementi, è
legata all’elemento aereo. Lo stesso accade per l’elemento liquido che, quando
scende più in basso di quel che dovrebbe essere, produce il magnetismo. Per
quanto riguarda l’elemento solido, disceso al livello della terza forza, certi
fisici che lavorano con l’antroposofia, hanno pensato che si trattasse
dell’atomo. In ogni caso vediamo che su quelle discese della natura, abbiamo
sviluppato tecnologie di punta
Steiner allora disse che, per ridare alla scienza il suo
lato umano, cioè il suo lato arte sociale bisognerebbe spiritualizzare la
tecnica, risalendo tanti gradi quanti siamo scesi con l’avventura tecnologica.
Di fronte alla sotto- materia, si tratta dunque di riscoprire gli aspetti
qualitativi della natura e anzitutto le forze eteriche, tutto l’ambito del
vivente.
Abbiamo a che fare da un lato con una denaturizzazione, una caduta verso la sotto- natura, e dall’altro lato con un processo di eterizzazione, o spiritualizzazione degli elementi. Da una parte la forza dell’elemento liquido denaturato diventa il magnetismo, mentre dall’altro la forza del liquido spiritualizzato diventa quello che gli alchimisti chiamano l’etere chimico, o dei numeri o dei suoni. Qui siamo molto vicini alle ipotesi sulle vibrazioni emesse attraverso le teorie ondulatorie corpuscolari della materia. Su questo punto Steiner attira l’attenzione su dei ricercatori sconosciuti o poco considerati come l'americano Jhon Keely, inventore di un tipo di macchina che può creare più energia di quella che consuma.
3m. Una specie di
macchina perpetua che sembrava non funzionare che in presenza del suo creatore…
J. M. …Che non aveva
una formazione scientifica. Peraltro il suo assistente non potè mettere in moto
la macchina che quando Keely pose le mani sulla sua spalla. Si disse all’epoca
che la forza eterica di Keely muovesse la macchina; è così che ne parla Helena
Blavatsky, C. G. Harrison (un saggio antroposofo), poi Steiner.
Steiner ha allora inventato il concetto di tecnologia
morale, che per lui diventa l’avvenire della tecnologia.
Il fondamento della tecnica etica si basa allora sulla legge
delle risonanze, che deriva dal fatto che il principio di individualità e il
principio tecnico si associano. Peraltro le dichiarazioni di Steiner sono
ambigue: a volte dice un gran bene della tecnica di Keely e a volte dice il
contrario. Dice che per fortuna quella tecnica non è stata messa a disposizione
degli uomini, che l’avrebbero usata per la guerra.
Perché l’uomo
sviluppi le qualità di una tecnologia
occulta meccanica, come le capacità che aveva Keely come tecnico in risonanza
con la macchina, Steiner indica la necessità
di uno sviluppo etico. In mancanza di questo quelle capacità ci saranno
negate.
Insomma, tutta la
tecnologia che si è sviluppata a partire dai microprocessori, l’informatica,
internet, ecc, non sarà che una caricatura di quella tecnologia etica
dell’avvenire. Ciò permette di capire che internet sia la migliore e la
peggiore delle cose. La migliore perché mette a disposizione intere
biblioteche, enciclopedie e informazioni, e la peggiore perché veicola la
menzogna, l’odio, la pornografia, la pedofilia, ecc.
3m. E’ allora una
caricatura di comunicazione, di comunione di spiriti, dove tutti
hanno l’illusione di potersi aggrappare ogni momento, mentre non ci si
aggrappa che a degli inganni di comunicazione.
J.M. Esattamente.
Poi c’è anche la critica, spesso fatta da chi comunica con gli angoli più
nascosti del mondo, ignorando totalmente ciò che vive attorno a lui. E’ perciò
un inganno di pensiero planetario.
Credo che tutte le indicazioni che Steiner ha dato non siano utili se non
confrontate al nostro vissuto attuale. Si tratta allora di aiuti per
comprendere il nostro tempo e tutto ciò che è in gioco al di là della facciata
delle cose.
Ma ritorniamo alla relazione tra forze sotto naturali e
forze spirituali: in rapporto con le forze della sotto natura, ci sono forze
spiritualizzate come l’etere del calore, molto vicine al calore fisico, ma
anche molto differenti. L’una e l’altra hanno punti in comune, si distinguono
però per il fatto che il primo è interiorizzato, l’altro tutto esteriore. Il
calore eterico è il calore morale, interiore, quello dell’entusiasmo per
un’idea o quello dell’amore; questo aspetto eterico del calore, impercettibile
all’esterno, è differente dal calore puramente animale o materiale che si
manifesta al di fuori, e può essere misurato.
Ugualmente, bisogna distinguere l’etere di luce dalla luce
visibile, essendo l’una la luce interiore, chiamata così anche dai filosofi,
come per esempio nell’espressione “l’epoca dei lumi”, che è stata un risveglio
della luce della ragione.
L’ambito dell’etere dei suoni, o etere chimico è senza
dubbio il campo, in cui la tecnica attuale
fino ad ora è la più avanzata. L’avvertimento di Steiner è forse il più
appropriato. Se, con mezzi tecnici esterni si arriva a impadronirsi di forze
che appartengono all’etere dei suoni, allora si può interferire sulle leggi
della gravitazione, sull’armonia cosmica esistente, sulle leggi generali
dell’atmosfera terrestre. E’ l’ambito che gli antichi chiamavano la Musica o
l’Armonia delle Sfere, che Keplero cercava volendo trovare la sonorità di ogni
pianeta. Era anche il regno investigato dagli alchimisti. All’epoca, quello che
veniva chiamato Chimica come nelle Nozze Chimiche era un processo interiore e
non un fenomeno di reazione esterna. L’alchimista che preparava il suo oro
filosofale lavorava anche su se stesso, perché l’essenziale era ciò che
avveniva nell’essere umano. Tutto questo fa parte dell’etere dei suoni e dei
numeri, perché ogni pianeta ha la sua sonorità e il suo metallo, e ogni metallo
ha il suo numero.
L’ultimo etere, l’etere di vita, è il più difficile da raggiungere, perché è
presente nella materia minerale. Lì, in quello che è il più basso, al livello
più inanimato, si deve trovare il più alto.
La caricatura di una scienza dell’etere di vita non si
troverà nella genetica, che è il luogo dove i regni viventi e le specie viventi
non hanno più archetipi, dove sono indistinti, dove le caratteristiche, i geni
di un insetto o di un mammifero si possono combinare con quelli di una pianta?
La terza forza infra- sensibile evocata da Steiner, considerata da certi
ricercatori come la forza dell’atomo, è forse nella costruzione del famoso
genoma?
Penso che la terza forza della sotto- natura si trovi
nell’infinitamente piccolo, come lo si è esplorato nella ricerca nucleare e
nelle nanotecnologie, particolarmente nella tecnologia del genoma.
Vediamo che le scienze moderne e contemporanee in molti
campi hanno toccato l’esoterico, dimensione a cui avevano attinto le scienze
tradizionali, ma che non si comprendeva più. Oggi c’è una ripresa di quelle conoscenze antiche, senza che però
le si comprenda di più, perché manca uno studio dell’eterico e dei diversi
eteri. Sarebbe quella una macchia d’oggigiorno per tutta l’umanità.