Nello
spazio del corpo
3ème Millénarie .n. 79 – Traduzione della Dr.ssa
Luciana Scalabrini
3ème Mill: Come leggere un
testo spirituale, un trattato o uno scritto della tradizione tantrica come ,per esempio, “il
canto del fremito”, o “il tantra della conoscenza
suprema”di cui hai già scritto un commento? Sono disponibili oggi in francese traduzioni più numerose, a volte inedite.
Questi testi, venti da
tradizioni spirituali, lontani dai nostri modi di vita occidentali del 21esimo
secolo, sono in generale abbondantemente commentati, ma
non ci vorrebbe un’arte di leggere che ci permettesse di legarci di più a loro
per rispondere meglio al loro destino?
D. O: L’approccio a un testo della tradizione è un momento cruciale, in cui
abbiamo davanti il maestro che è l’autore del
testo e sentiamo direttamente la sua voce. La maggior parte dei testi
del Kashmir sono scritti dai maestri, è una scelta
importante che caratterizza l’approccio tantrico. Un
testo prodotto con questo spirito è abitato dallo “spanda”, la vibrazione, il
fremito del maestro e, se il lettore lo sente, allora conosce lo stato che era
alla sorgente del testo. Ha come il compimento di una traiettoria circolare che
va dallo spazio alla scrittura, dalla scrittura alla
lettura e dalla lettura allo spazio. E’ tutta la meraviglia di quei grandi
testi mistici:loro possono provocare il risveglio del
lettore come può farlo il contatto con le poesie di Lalla o di Rumi.
E’ necessario, per
sentire l’impatto di quei testi imparare a leggere il proprio corpo, come
si ascoltasse un musicista estatico. A volte quei testi soono
cosi’ potenti che non è
nemmeno necessario comprendere la lingua per sentirne l’effetto. Il mio primo
maestro, Kalu Rimpochè lo
sapeva cosi’ bene che mi diede l’insegnamento in tibetano, lingua che non conoscevo e, dopo qualche
settimana, era chiaro per me che il suo insegnamento s’era scavato una via
misteriosa attraverso il mio corpo.
3me.mill.: Il corpo ,di cui sperimentiamo poco la dimensione sottile, sembra
portatore di una conoscenza spirituale abitualmente ignorata. Pensieri, emozioni, sentimenti, sensazioni
ecc. non hanno la loro sorgente nel cuore di quella dimensione che vorrei
chiamare “transcorporale”?
D O: Il corpo non si
limita all’aspetto corporeo che si può vedere uno specchio, è una massa fluttuante e
vibratoria illimitata che entra in contatto con tutte le altre masse fluttuanti
in una danza senza fine. E’ quello che chiamiamo “spanda”, quella vibrazione
sottile di ogni cosa che mette in evidenza, quando si
sente, che tutto è coscienza minerale, vegetale, animale, umano. Quando il
corpo è sentito sottilmente, ci mostra l’evidenza del legame di
ogni cosa in un solo corpo cosmico illimitato inglobiamo la totalità; tutto
accade in noi niente è separato.
Noi tocchiamo la
coscienza sottile del corpo e l’esploriamo con la pratica di “Tandava”, una danza jogica lenta
che fa emergere il corpo-coscienza e ci dà la sensibilità sottile necessaria per accompagnare
ogni sensazione corporea, ogni emozione, ogni pensiero dalla nascita alla sua
estinzione. Resta allora ciò che chiamiamo il “corpo-spazio”che
può attraversare tutto liberamente come le comete attraversano il cielo. Sperimentare
il corpo-spazio è sperimentare l’infinito. Senza il
corpo,siamo ridotti a pensare l’esperienza mistica ed
è proprio l’attenzione al corpo sottile, cioè la sensazione sottile del corpo fisico,
che ci permette d’entrare a pieno in unione con la totalità.
3me.mill.: La finalità dell’uomo non è ritrovare quello stato originale, adamitico,
che l’uomo cerebrale ha perduto?
Non è quella di liberare l’uomo dagli “schemi corporei” limitati
al corpo funzionale la cui ripetitività, poiché incosciente, passa dal
desiderio e dalla paura alla noia? Non è scoprire la gioia di un corpo
“trans-lucido”?
D.O.: Assolutamente, lo
stato originale, lo spazio che si chiama
“lo stato di Shiva” o”la natura di Budda”, è la spazialità infinita. Un istante di spazialità
ci porta più di tutta la cultura spirituale, i concetti, gli schemi mentali e
corporei. E’ il ritorno alla sorgente per cui il è il
vascello spaziale. Attraverso lui partiamo per un
lungo viaggio, ma non per un viaggio lontano. Non facciamo che rallegrare il
nostro cuore. In quell’istante di ritorno al sé c’è
una chiara visione di quello che siamo: una dinamica
senza confini e senza centro che abbraccia ogni cosa, una specie di placenta
cosmica che non ha più l’illusione di essere un’entità separata. Diventiamo senza
particolarità. Comprendiamo alla fine l’insegnamento, nel senso più profondo
del termine e anche se la personalità nevrotica ritorna dopo l’istante
spaziale, si può dire che ha perso la battaglia.
3me.mill.: La scoperta della spazialità infinita sembra oggi uscire dal segreto
delle tradizioni spirituali, come se sempre più esseri umani fossero pronti
allo sviluppo della propria interiorità al di fuori delle dottrine religiose. Ho
l’impressione che da una parte gli integralismi religiosi tentino
ancora di nascondere il libero risveglio al divino e che ,d’altra parte, il
nichilismo ancora attuale rifletta inconsciamente l’energia straordinaria di
quella vacuità non-mentale. Cosa pensi di questo?
D.O.: Krishnamurti
diceva che l’unico obbiettivo delle religioni era impedire all’uomo di
comunicare col divino. E’ vero che oggi viene a pochi ricercatori l’idea
d’entrare in un rapporto stretto con il religioso che sembra una spessa
barriera impenetrabile contro l’evidenza del reale: la presenza del divino, lo
spazio, l’infinito in noi. Le religioni uccidono i mistici e stabiliscono un
potere. Oggi i ricercatori non vogliono più il potere, vogliono guardare un
mistico dritto negli occhi e il messaggio del mistico sarà sempre quello della
semplice evidenza:tu sei quello che cerchi.
La domanda allora è: come
realizzare quell’evidenza? Basterebbe realizzare che la nostra natura spaziale non ha bisogno di
credenze, di sistemi, di certezza quando ci si libera da questi impedimenti, ciò
che appare è lo spazio della nostra vera natura,spontaneamente libera, gioiosa
e creativa. Lasciare che si manifesti è fare
l’esperienza dello spazio silenzioso che irradia il mondo. Il nichilismo non è
più di moda,peccato, perché quando ci si sbarazza di
tutto, sorge la nostra natura spaziale e l’esperienza infinita ci penetra.