Karl Renz

 

Tu sei pura luce

 

3éme Millénaire n. 91 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini

 

 

D.   Ho letto il versetto n. 24 del Vangelo di Tommaso: “C’è della luce dentro a un essere luminoso ed egli illumina il mondo. Se non l’illumina, egli è tenebra” Cosa ci dice questo?

K.R.   A livello dell’assoluto, non c’è illuminazione. Quando si domandava a Ramana se era illuminato, o realizzato, la sua risposta era: ciò che tu vedi come Ramana, non può mai essere realizzato, ma ciò che è il Sé è sempre realizzato. E non c’è niente da fare: al livello relativo, non c’è nessuno, al livello assoluto non c’è niente che possa essere fatto. Allora che dire? Sii ciò che sei. L’illuminazione è una favola. E la verità è un’altra favola.

 

D.      Gesù ha detto: “Io sono la luce”.

K.R.   Lui è la luce, ma non ha detto: “Io sono illuminato”. E’ completamente differente. Vuol dire semplicemente che non c’è mai stato qualcuno che non sia illuminato e non ci sarà mai .  Perché tutto ciò che è, è il Sé.

 

D.      Ogni uomo è luminoso.

K.R.   Non l’uomo, ciò che è l’uomo.

Tu sei pura luce. Non c’è che la luce. L’essenza di tutto ciò che è, è la luce. E la tua natura è di essere la sorgente di quella luce. La luce è dunque la prima presenza della tua esistenza, ma tu sei anteriore perfino a questo. Allora sii tu stesso luce, prendi la luce  come lo specchio assoluto della tua esistenza assoluta. Tu sei la sorgente di quella luce. Tu sei sempre quello che è, perché non c’è niente altro che ciò che tu sei.

 

D.      Il proiettore del cinema è un buon esempio. Sullo schermo si vedono dei personaggi, ma sono delle immagini. La luce è il raggio e ciò che è sullo schermo è un sogno, ma ci si crede.

K.R.   Si crede a un andirivieni, mentre non succede nulla. Che fare? Il punto essenziale per me è di indicare sempre la qualità dell’esistenza. Niente può essere ottenuto con tutte le comprensioni, e con tutte le incomprensioni niente può andare perduto. Questa è la qualità della conoscenza stessa, o Dio. Dimenticando, non ci si può dimenticare di sé e ricordandosi, non c’è niente di cui ci si possa ricordare, ma né l’uno né l’altro possono essere un vantaggio o una perdita. E’ la natura dell’esistenza che sei. Niente è mai stato creato, niente sarà mai distrutto. Non c’è né creazione né distruzione. Il momento seguente è già lì, assoluto in sé stesso. Niente andare e venire.

 

D.      Tu dici andare e venire, ma il maestro non è lì per trasmettere quell’illuminazione?

K.R.   No, l’illuminazione non può essere trasmessa. Non si può darti la tua natura, un punto è tutto. Ma ciò che è Shiva, la tua natura, vorrà sempre danzare, perciò danzerà. Quando arriva la grazia, ti decapita, che tu voglia danzare o no, e non perché sei pronto o che tu non voglia danzare Viene all’improvviso e non perché lo desideri. Se qualcuno te la vuole dare…Ha! Ha! Nessuno te la può dare! In quel senso è piuttosto come un furto. Quello ti capita come un niente. La grazia non mostra alcuna pietà e che ti piaccia o no, avrai la testa tagliata. Nessuno ti domanderà se sei pronto. Lei non può decidere il momento, perché, secondo natura, non c’è nessuna necessità che se ne vada alcunchè.

 

D.      Altrimenti ricadi nella causalità. Non è più l’assoluto. Io sono senza causa.

K.R.   Starei semplicemente tranquillo, senza dire che sono qualsiasi cosa. Anche l’assoluto diventa un concetto.

 

D.   Da dove viene quella convinzione che siamo “Quello” che è inconoscibile, inverificabile, non è assurdo?

K.R. Perché sei innamorato di te stesso, provi sempre a conoscerti. Non ci sono scappatoie. Provi sempre a trovare una parola più adatta, come assoluto, bla bla bla…E’ autodivertimento. E questo autodivertimento è la realizzazione di ciò che sei. E’ senza causa, senza ragione,  semplicemente è.

 

D.      Allora perché siamo così pochi membri del club?

K.R.   Non ce n’è nemmeno uno di membri nel tuo cosiddetto club. Chi è qui? Che risposta vuoi? Un oggetto di sogno domanda perché c’è un sogno e perché siamo così pochi. E sarà sempre così: un richiedente di sogno e una risposta di sogno. “ Perché ci sono un miliardo e mezzo di ignoranti? Perché siamo così pochi ad essere interessati alla verità?” Con l’idea di uno crei sei miliardi e mezzo  di esseri umani. Qui non c’è nemmeno “uno”, allora qual è il problema? E’ un sogno. Allora, che fare? In un sogno ci sono molte soluzioni, ma sono solo soluzioni di sogno che non possono aiutare  ciò che tu sei. In un sogno c’è uno che dice: “ Io sono l’assoluto”. Pensi che Dio si preoccupi di lui? Non fa nessuna differenza che tu dica: sono una pietra o sono l’assoluto, tutto questo non è che un sogno.

 

D.      Il consiglio dato spesso dai guru “conosci te stesso” è una soluzione del sogno? Perché non si può conoscere se stesso.

K.R.   Ramana ti dice come conoscere te stesso: conosciti come ti conosci nel sonno profondo. Tu esisti nell’assenza totale di chiunque che conoscesse o non conoscesse. E quest’esistenza è la conoscenza stessa, senza nessuna necessità, senza nessuno che conosca o non conosca. Conoscere o non conoscere, mondo o assenza di mondo, tutto questo è ciò che è. E’ la conoscenza stessa e “Questo” tu lo conosci col cuore e non con la comprensione, la saggezza, l’amore o con ciò che puoi immaginare. “Questo” lo conosci prima di averlo immaginato. Questa è la conoscenza.

 

D.      Il termine conoscenza mi sembra non appropriato perché la tua preferenza è quella conoscenza che ho nel sonno profondo…

K.R.   No, tu non l’hai. Non è questione di avere o di possedere. E’ la conoscenza che tu esisti, nonostante la tua idea d’esistenza. E’ semplicemente un’indicazione verso la conoscenza che è al di là di ogni conoscenza relativa, di ogni conoscenza o non conoscenza. Ma così la conoscenza diventa una parola. Quando provi a conoscere “Quello”, lo metti in questo mondo relativo. Ma non potrai mai integrarlo in un sapere relativo. Non è l’assenza di conoscenza, non è né la conoscenza né la non conoscenza. Master Eckart lo chiamerebbe “la base stessa della conoscenza, il fondamento senza fondo”, Dio che non conosce Dio, il Sé che non conosce il Sé. Questo è quello che si chiama “ la conoscenza”.

Con questo capisci che non c’è niente da guadagnare né da perdere in questo mondo. Qui non hai perso niente e non avrai mai niente. Però non puoi lasciare ciò che sei, perché questo è ciò che sei, non lo lascerai mai. Nessuna scappatoia. Poco importa se hai la vista limitata di una persona o la vista aperta della coscienza, tu sei quello che sei in ogni circostanza. Tu non hai bisogno di nessun cambiamento per essere ciò che è. E’ la qualità stessa dell’esistenza che tu sei, e tutto ciò che ha bisogno di conoscere, è senza dubbio un bel divertimento, ma non ha nessun valore, grazie a Dio!

 

D.      Non resta che giocare bene:

K.R.   Si,, anche se bari tutto il tempo con te stesso. Ma anche questo non ha importanza. Essere ingannato da se stesso, cosa importa? Però sei imprigionato dall’idea della liberazione, mentre tu sei la libertà. Imprigionato dalla libertà, mentre non c’è che la libertà! Allora cosa c’è da perdere o da vincere, per cosa? Che risveglio immaginario potrebbe farti raggiungere la liberazione? Tu sei già la libertà.

La luce si lamenta di essere prigioniera della luce!

La libertà non può mai essere posseduta da nessuno, è quello che ne fa la bellezza. Non ci sarà mai libertà per un oggetto relativo nel tempo. Quell’idea di libertà  ti fa dipendere da lei: perfino l’idea di libertà è una dipendenza.

 

D.      Finchè c’è qualcuno che vuole, è illusione?

K.R.   Qui e ora sei quello che sei, non preoccuparti. Il desiderio e il non desiderio, l’amore o la mancanza d’amore non esistono che in questa realizzazione di sogno, e lì si trova tutto quello di cui si può parlare. Per quello che è la tua natura, non c’è nessuna necessità di cambiamento, qualunque esso sia. Sarà sempre ciò che è, fuori da tutto quello che puoi immaginare; tu sei Quello che immagina tutto, ma non può immaginare se stesso. Ogni volta che sei qualcosa di immaginabile, esci da Quello. E non essere quello che sei è il solo suicidio che  tu possa commettere. Ma anche così, non puoi ucciderti.

 

D.      Non si può uccidere che un fantasma.

K.R.   Non puoi. E’ il significato di un fantasma: non puoi uccidere chi non c’è. Finchè cerchi di ucciderlo, anche tu sei un fantasma.

 

D.      Nel Vangelo di Tommaso, Gesù dice: “Chi troverà l’interpretazione di queste parole, non proverà la morte” Cosa ne pensi? E’ un incitamento alla ricerca.

K.R.   No. Se ascolti bene, capirai, in una frazione di secondo,  che non puoi essere una cosa conoscibile. In questo stesso istante l’idea di nascita cade e con lei quella della morte. E c’è la vita eterna. Non c’è ricerca, è la fine della ricerca, della possibilità di conoscersi.

 

D.      Però Gesù ha detto: “cercate e troverete, colui che cerca non smetta di cercare finchè non trova”. E’ un incitamento alla ricerca.

K.R.   Non ti fermi perché hai trovato, ma perché non trovi. Hai esaminato tutte le circostanze e non trovandoti da nessuna parte, scopri che non puoi trovarti e che sei anteriore a tutto quello che puoi immaginare. Non trovandoti né nel mondo né nella mente, né nella luce, e in nessuna circostanza, sei quello che sei. Tuttavia, devi continuare a osservare. Cerca, e scoprirai che non sei qualcosa che tu possa trovare. E questo devi scoprirlo da solo, che qualcun altro l’abbia trovato o no, non fa differenza. Devi guardare da solo e non il concetto di qualcuno che ti dice di guardare. Allora sii totalmente egoista, perché solo “Quello” è. Devi vederlo da solo.

 

D.      D’altra parte il verso seguente dice: “E quando avrà trovato, sarà sconvolto, ed essendo sconvolto, sarà meravigliato e regnerà sul Tutto”. Ci sono tre stadi: sconvolto, poi meravigliato, e infine regna su Tutto, cioè, tutto è calmo.

K. R.  Ma non è mai così, dipende da chi guarda, da ciò che è sperimentato e da ciò che accade allora, non è sempre seguendo quei tre stadi e non ne farei un concetto o una regola col motivo che è ciò che sembra accadere. Ciascuno si chiederebbe allora dove è. Non aspettare nulla.

 

D.     Ciò che sento dietro la parola di Karl, è la presenza e la gioia, quella gioia intuitiva che è la stessa e che vedo con questo corpo nello stesso tempo che con un altro corpo.

K.R.   Sono qui per uccidere l’idea di me perché il Sé possa essere vivo, è tutto, e questo non succederà mai con dei si dice. Devi camminare da solo, senza guida, senza parole, senza alcun appiglio. La libertà è tutto ciò che è, non c’è dipendenza, dunque niente padrone, niente schiavo, niente maestro, né discepolo, niente insegnanti, niente papi. E’ la più bella scoperta che ci sia. La vera pace è quando maestro e discepolo scompaiono.

 

D.      Il verso 19 dice: “Felice chi era già prima di esistere”

K.R.   E’ questo di cui parlo. Non voglio dare nessun aiuto, posso solo indicare che non c’è la necessità per ciò che è anteriore all’esistenza. Solo lì c’è la pace che non è interrotta da una comprensione o da una incomprensione, né da qualcosa di meglio o di peggio. Quelli che sono qui hanno un desiderio intenso di quella pace; non posso togliere ciò che può esserlo, ma ciò che siete sarà sempre il resto assoluto, il substrato assoluto a cui non si può sottrarre niente. E questa è la pace stessa, senza che la si conosca, essendola.