Serge Pastor
La coppia e l’amore.
Dall’alienazione alla libertà.
3ème Millénaire n. 85 – Traduzione della dr.ssa Luciana
Scalabrini
La maggior parte delle
relazioni di coppia sono basate su legami reciproci nevrotici, in
cui la donna e l’uomo identificati a una
persona molto condizionata da storie familiari, razziali, etiche e altre,
intrattengono rapporti legati alla mancanza affettiva da colmare, al bisogno di
riempirsi dell’altro, di continuare per sempre costumi e tradizioni ancestrali
sugli ego in situazione di sofferenza, di proiezioni e di attese da soddisfare.
Così, le coppie mostrano rapporti tra immagini modellate, ricevute o in via di
consolidamento, dunque centrate su legami di superficie, raramente su relazioni
prive di ogni desiderio di appropriarsi, di sottomettere, di sedurre o di altre
strategie messe in atto da un me che ha il mal di vivere.
Non si può parlare d’amore nelle coppie che abitualmente
si incontrano, ma di desiderio di amare e di essere amati tra persone
identificate a rappresentazioni e costruite su strutture e schemi nevrotici che
spesso risalgono alla prima infanzia. Così si vede spesso una donna,
prigioniera di un condizionamento tradizionale, familiare, educativo, sociale e
religioso totalmente alienante, mettersi sotto il giogo di un marito soggetto
agli stessi schemi arcaici, lui stesso ansioso di seguire per sicurezza ed
abitudine la stessa via degli antenati. L’uno e l’altro modellati in processi
identificatori stabiliti da secoli nella nostra società di ego di massa, non
possono fare niente altro che riprodurre in modo ripetitivo gli schemi
conosciuti e riconosciuti coi quali i loro antenati e loro stessi funzionano. I
due individui, identificati con persone frammentate e separate, conoscono
evidentemente un “amore” secondo i loro desideri di continuare a vivere nella
segmentazione e nella rappresentazione. Sicurezza, assicurazione, violenza e
paura sono oggi il destino delle relazioni di coppia, fino a che ciò che
l’individuo, la donna in generale, realizza, in uno scoppio di lucidità
esplosiva, l’irrealtà e la falsità di un tal modo di vivere alienante che non
la soddisfa più. Rompe allora le immagini proiettate che la chiudevano in
stereotipi di buona madre o cattivo padre, di marito geloso o di moglie
sottomessa. Non vuole più alimentare una nevrosi di coppia in cui lo sposo
assume il ruolo di padre o di figlio in
cui la sposa è identificata con la madre, con l’amante o con la figlia di suo
marito. La sua chiara visione dei giochi e delle strategie dell’ego è a quel
punto così penetrante che essa è un motore d’azione immediata. L’individuo che
percepisce la dimensione fattiva del me incatenato cambia direzione, rifiuta di
alimentare le nevrosi di un tempo e va controcorrente rispetto alla vecchia
linea di minor resistenza.
Se quella presa di coscienza non avviene che in uno solo
dei coniugi, l’equilibrio di coppia vacilla, l’amore fino a quel momento basato
sull’amore si estingue rapidamente e si installa il dubbio di un avvenire
comune, proiettato in una stessa direzione, lasciando intravedere all’orizzonte
conflitti, separazione e divorzio.
E’ facile constatare che la confusione di immagini legate alla persona non possono essere
negoziabili e nemmeno essere cancellate dalla coppia finchè l’ego di uno o
dell’altro è padrone della situazione, perché il me non sa altro che ripetersi
all’infinito. Ogni coppia, se vuole vivere nell’amore, deve prima di tutto
affrontare con lucidità le ferite residue del bambino interiore che abita ogni
essere, le immagini e le rappresentazioni nelle quali trasporta il partner a
sua insaputa o col suo accordo. Se non stanno attenti, l’uno e l’altro tessono in modo nevrotico dei rapporti e dei
legami basati su maschere e bisogni di compensazione legati all’adolescenza o
all’infanzia e non su liberi scambi tra adulti, privi di ogni interesse
personale di possesso e di autosoddisfazione.
Senza un lavoro di riparazione individuale e in assenza
di lucidità che porta ad una
constatazione reale del modo di funzionamento della vita di coppia, non può
esistere realmente amore tra i due partner, ma un vago legame centrato sui
desideri e sui bisogni di riempire e su frammentazioni legate all’assenza
affettiva accumulata nella storia psicologica di ciascuno. La restaurazione
della dimensione autentica dell’essere di ciascuno dei partner è indispensabile
e passa per l’abolizione dell’autorità del proprio ego.
Una coppia non è qualcosa di preesistente all’incontro
tra due persone, perché in quel caso si tratta piuttosto di pari che di coppia,
ma ubbidisce ad una consuetudine fondata sulla libera osservazione di se stesso
e dell’altro ad ogni istante e sull’ascolto disinteressato ma attivo degli
schemi di identificazione del partner e di se stesso. Ciascuno prima o poi deve
mettersi totalmente a nudo di fronte all’altro, spogliarsi totalmente di ogni transfer di ruolo o di immagine e di
ogni paura d’essere giudicato, deprezzato o colpevolizzato. La vera forza
d’amore che lega due esseri li conduce naturalmente a liberarsi interamente, ad
abbandonarsi pienamente, senza trattenersi, tanto a livello dei sensi che a
livello del corpo, del cuore e della mente. Uno stato di fiducia assoluto regna
nell’amore di una coppia, in cui ciascuno è apertura libera per l’altro, come
essere armonico, avendo integrato la propria non dualità, cioè la sua doppia
dimensione femminile e maschile. La complicità, la solidarietà, l’ascolto
attento e la comprensione che ama le forze e le debolezze di ciascuno, la
conoscenza delle particolarità dei caratteri di ciascuno, dei loro gusti, dei
loro fantasmi, delle loro attese come delle loro paure, rinforzano
evidentemente la qualità dei legami d’amore. Tutta la persona deve essere
esplorata per prima, vista, osservata,
liberata, poi abbandonata prima che l’amore possa risvegliarsi sul
piano dell’essere. E quel processo non può iniziare se i due partner non si
impegnano reciprocamente sulla stessa strada e non continuano lo stesso
cammino.
L’incontro d’amore
si produce dunque quando il concetto di persona è del tutto abolito e
non esiste che un reale sentire spogliato tra i due esseri. Non sono allora due
individualità, due bambini o due adolescenti o due persone straniere e separate
che si amano per desiderio di dominazione o di sottomissione, di seduzione o
per semplice desiderio sessuale, ma due adulti uniti a un legame autentico che
vivono un pieno amore liberamente accettato, la cui sessualità non è che una
parte integrante del desiderio d’amare e di essere amati. In quel caso è
evidente che la coppia costituisce un’unità non differenziata, tanto che si può
dire che l’equazione 1+ 1 = 1 non è più un paradosso matematico.
L’amore di coppia non è pienamente compiuto che se i
partner sono liberi da ogni concetto, determinati a impegnarsi in una
costruzione comune, pronti ad abbandonarsi l’uno all’altro e quando l’immagine
di sé legata alla persona separata cessa
definitivamente di essere al centro della scena. La scomparsa del me
individuale di ogni partner è la più sicura garanzia della dinamica della
fiamma dell’amore che unisce la donna e l’uomo.