32. La suprema verità è questa: non vi è nascita nè dissoluzione,

nè aspirante alla liberazione nè liberato, nè alcuno che sia in schiavitù

(Mandukya Upanisad, cap.II)

Ultimo aggiornamento 21 gennaio 2015

Eventuali Attività in altre sedi

 

Programma incontri:

Le attività si svolgono per nove mesi l'anno, in qualsiasi momento c'è la possibilità di inserirsi, se c'è posto, in quanto i nostri non sono corsi ma incontri, non ultimo lo spazio è piccolo.

Non è richiesta una preparazione scolastica, piuttosto la volontà di affrontare un percorso introspettivo e spirituale. Non offriamo esperienze temporanee di esaltazione egoiche che evitano un percorso di autoanalisi, ma una navigazione tra le ombre e le luci della nostra mente nella consapevolezza che tutto è Uno.

Non sono previsti esami nè gerarchie interne, siamo tutti aspiranti in cammino.

Orari:

Gli incontri si svolgono il ........., iniziano alle ore 20.30 e si termina alle 22.30

Per partecipare è gradita una telefonata di preavviso al 347.35.34.714 per un precolloquio.

L'Associazione non è un club, non la si frequenta per conoscere persone nuove, si richiede la consegna del silenzio.

S.S Trinità di A. Rubliov

 

"La più risolvente forma di meditazione è la comprensione.
E' la via diretta, che porta al Centro dell'Essere.
Comprendere è avere con sè la verità, chi comprende crea identità con il Reale"
Raphael

Metodologia:

La sadhana (il sentiero introspettivo) viene affrontata non sul piano teorico speculativo, di tipo accademico, in cui l'io avido di sapere trova cibo per autoalimentarsi compiacendosi delle conoscenze acquisite, ma basata sullo studio realizzativo ed esperenziale dei testi sacri, e sulla pratica formale, ed informale, della meditazione di autosservazione Yoga Vedanta.

Con il tempo, maturando, non si vivrà più la distinzione psicologica tra pratica spirituale e vita pubblica. La Filosofia perenne è esperenziale non rivolta alla mente. La verifica del nostro percorso autorealizzativo lo si riscontra nella quotidianità: in famiglia, nella vita di relazione e nel rispetto della Natura. L'attenzione, va portata alla vita dell'io che si deve indirizzare, grazie alla disciplina, verso gli insegnamenti e non viceversa.

Si inizia osservando noi stessi, come spettatori di uno spettacolo che scorre nella mente. Si riconosceranno, grazie all'attenzione ingiudicante, le nostre multiple subpersonalità spesso in conflitto tra loro, conseguentemente la realtà ordinaria, percepita attraverso i filtri percettivi dell'io, inizierà ad essere percepita in modo diverso. Riconosciute le illusorie trame del pensiero vivremo con una visione più nitida, completa della nostra personalità e potremo iniziare il volo verso la nostra profonda ed essenzile natura divina.


La macchina fotografica ci offre un buona metafora: se inizialmente osserviamo con un teleobiettivo un panorama coglieremo un particolare un albero, ad esempio, escludendo l'intero paesaggio, ma se gradatamente arretriamo l'obiettivo otterremo un grandangolo così il campo di osservazione si allargherà comprendendo tutto compreso l'albero.

Così sarà per la nostra coscienza, col tempo, affrettandosi lentamente, abbandonando aspettative egoiche e false illusioni, che riducono come il teleobiettivo la nostra visione personale e del mondo, assisteremo alolo scemare degli attaccamenti alle cose materiali e non, sbocceranno nuovi bisogni meno estrovertiti, un nuovo modo più inclusivo di vedere la Vita in tutta la sua manifestazione, la relazione sarà più comprensiva e tollerante, segnali questi che ci daranno la misura di quanto siamo cambiati, e il lavoro interiore di trasformazione sarà un ottimo compagno di viaggio.


Krishna e Arjuna

"Nella storia collettiva, come in quella individuale, tutto dipende dallo sviluppo della coscienza. Questo porta gradualmente alla liberazione dalla propria prigionia dell'incoscienza, e pertanto apporta luce oltre che guarigione." C.G. Jung

I mezzi utilizzati:

- lo studio dei testi sapienziali, per coltivare il seme della realizzazione, e accendere la mente intuitiva per fare il "salto quantico", per risvegliarsi in una dimensione più sottile che vada oltre l'io comunemente inteso. Si tratta di un percorso solitario senza effetti speciali da mostrare in pubblico, il risultato sarà una sempre maggiore consapevolezza del nostro agire e pensare, uno svelare sempre di più l'illusorietà del pensiero e il riconoscere il processo di identificazione che causa la sofferenza;

- la pratica della meditazione di autosservazione della coscienza osservante, secondo il modello proposto da Laura Boggio Gilot;

- la pratica della meditazione proposta da Swami Veetamohananda, Direttore della Ramakrishna Math e Mission di Grez (Parigi)

- tecniche di meditazione creativa della psicosintesi, evocazioni, invocazioni e irradiazione.

Il simbolo del fuoco

Ritiri:

Scopo del ritiro è quello di prendersi una o più giornate per stare attenti e vigili mantenendo lo stato di osservazione delle nostre emozioni, degli istinti e del pensiero. Per questo, l'ideale sarebbe limitare l'uso della parola al necessario. Il silenzio verbale affina la comunicazione tra le persone permettendo una comunicazione più sottile, così come limitare la vita relazionale, in quanto il tempo del ritiro non nasce per ripetere le modalità di vita quotidiana: scherzi, considerazioni riguardanti problemi personali e sociali. Non occorre farsi accettare, dimostrare nulla, difendere nulla, convincere di nulla, ma stare con se stessi.

Un tempo per approfondire la riflessione sulla dottrina. Il ritiro, come luogo protetto dove mettere in pratica ciò che abbiamo compreso. Spesso, pur avendo avuto le istruzioni necessarie per la trasformazione, c'è una resistenza, una paura da parte dell'io a mettere in pratica quanto assimilato, paura di affrontare le conseguenze personali e interpersonali che un cambio di rotta comporta. Durante il ritiro c'è dunque la possibilità di rimanere nel centro coscienza e osservare le proprie emozioni, istinti, pensieri che nascono o che vengono indotti dagli altri componenti del gruppo.

Istruzioni per i ritiri.

La disciplina serve perché dà adito all'Osservatore di vedere come l'io reagisce ad essa e di che qualità e intenzioni si veste l'Osservatore stesso.:

a) si rispettano gli orari comunicati prima del ritiro;

b) all'arrivo ci si cambia, si prende posto e ci si ritira per abbandonare il ritmo fino ad allora mantenuto predisponendosi interiormente;

c) ci si veste con abiti comodi e, quando si entra nella zona dedicata alla pratica, si indossano un paio di calzini bianchi;

d) osservando il silenzio, durante tutto il tempo del ritiro, si osservano i moti dell'io (istinti, emozioni, sentimenti, pensieri), gli atteggiamenti causati dai guna e l'utilizzo del corpo fisico. Nei momenti di difficoltà, si possono scrivere considerazioni di analisi per se stessi, o messaggi rivolti al gruppo da leggere nei momenti di condivisione;

e) sarebbe utile che con spirito di Servizio qualcuno si occupi della cucina. Il pasto viene sacralizzato dalla recita della seguente preghiera: Rendo grazie a Te Divina forma di Natura che ci concedi l'energia e la salute, salute a tutti gli esseri, Shanti. L'uso di eccitanti quali caffè, the, sono sconsigliati se ci si vuole rilassare, idem per l'uso di alcool in quanto favorisce la disattenzione e il sonno;

f) la sera, dopo cena, ci si può ritirare nel proprio giaciglio. Il tempo che si dedica a se stessi è prezioso, possono esserci persone che sacrificano appuntamenti o che desiderano rimanere in se stessi, per cui è bene, se si desidera partecipare, aderire sollecitamente a quanto sopraccitato, onde evitare spiacevoli contrattempi e tempi morti. Per le persone alla prima esperienza si può ricorrere al conduttore del ritiro nel caso in cui ci sia necessità di comunicare qualsiasi cosa.

"...la ragione per cui nella nostra immagine del mondo non riusciamo a trovare il nostro ego senziente, percepiente e pensante è molto semplice: esso è quell'immagine.
Il nostro ego è identico al tutto, e di conseguenza non può essere contenuto nel tutto come se fosse una sua parte"
(LeShan)

Incontri presso altre sedi

L'Associazione offre dei corsi presso sedi di altri gruppi in giorni e orari da concordare. Nello specifico:

- dodici incontri sulla Bhagavad Gita;

- dodici incontri su Patanjali;

- fondamenti teorici e pratici della meditazione di autosservazione Yoga-Vedanta;

- Incontro multimediale sul XIII Cap. della Baghavad Gita "Il campo il conoscitore del campo"


La matrice comune a questi incontri, è il taglio non eruditivo, accademico, ma esperenziale legato alla vita del nostro Io nella relazione con noi stessi e con gli altri, in famiglia, nel lavoro, nel tempo libero.
Riorganizzare la nostra autorappresentazione attuale verso un nuovo modello più ricco e espanso.

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