Eric Baret
La spiritualità
3ème Millénarie n. 64 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini
Per chi volesse mettersi in contatto
con Eric Baret: R.R.N.O – B.P. 9036 –
04990 Digne Les Bains Cedex (France)
D : La spiritualità comporta un
elemento sacro o non è che funzionale?
R: Riferirsi a un non-sapere è sacro. La spiritualità che viene dal
sapere, che si impara, che si studia, non ha alcun carattere sacro. E’ una
miserevole messa in scena patologica per persone che hanno paura di vivere. La
spiritualità che viene dal sacro è una spiritualità non pensata, non
organizzata, non elaborata, non utilizzata. Quella spiritualità là è sacra. Ma
la spiritualità nel senso sacro non è un rifugio, un mezzo, una stampella per
compensare la sconfitta della vita. E’ un dinamismo, un’intuizione che gli
avvenimenti della vita hanno un senso al di là del pensiero. Un’intuizione
dell’umiltà, di un totale non-sapere, di una totale non-comprensione della
vita. Quando mi sveglio a queste non-comprensioni della vita, quando smetto di
pretendere di comprendere ciò che accade, aver bisogno di quella o quell’altra situazione, che questo o quello non avrebbe dovuto capitarmi,
quando divento umile, senza pretesa di sapere ciò che è giusto o no, per me o
il mondo, un ascolto si attua. Questo ascolto è il sacro stesso, la
spiritualità stessa.
Ogni sapere spirituale, ogni codificazione spirituale sono dei ciechi che conducono dei ciechi. Il
sapere viene dal pensiero, dalla memoria; cosa
può esserci di sacro là dentro? Quello che è sacro è questa intuizione,
questa disponibilità alla bellezza della vita. Questo non si può attuare come
esperienza personale, ma si attua inevitabilmente in ogni luogo. E’ come quando
vi innamorate, non lo pensate, c’è un’effervescenza. Il giorno in cui dite “sono
innamorato” è finita, avete lasciato l’autenticità, avete creato una
situazione. Quando siete veramente innamorati, quando amate qualcuno
profondamente, non lo sapete. Quando vi dite “amo qualcuno” vi raccontate delle
storie. La bellezza non può essere concettualizzata. La gioia non può essere
gustata. Quando siete all’opera, l’opera si svolge in voi, provate dei momenti
di non-sapere, di pura gioia. Poi, si cerca di gustare l’emozione, sopraggiunge una sorta di conflitto. Non c’è
niente da gustare. La spiritualità che si gusta è una spiritualità che ha il
suo valore a livello psichiatrico, ma è tutto. La spiritualità che sa cosa
fare, o non fare, ciò che è giusto, non giusto, morale, amorale, tutto questo
fa parte degli ospedali psichiatrici della società. Ha valore forse a livello
giuridico, ma non ha niente di sacro.
E’ una ideologia. Le ideologie vengono dalla paura. Se non c’è paura,
non ho bisogno di essere questo o quello, non ho bisogno di pretendere questo o
quello. E’ la paura che m’invento: francese, bianco, nero, ebreo, ricco ,
povero, buddista, indù, cristiano, ateo, tutto questo viene dalla paura. In un
momento di non paura non rivendico niente. In questa non rivendicazione si
trova la disponibilità. Tutto ciò che mi appare, diventa vicino per me,
profondamente me stesso, la facilità. Non racconto che me stesso, niente è
estraneo. Se una qualunque cosa mi è estranea, sono in una storia, una pretesa di essere
qualcosa, qualcuno. Questa è una visione spirituale. Ma non c’è
spiritualità là dentro. La funzionalità è una cattiva espressione che adopero
spesso, è un po’ meschina, è il contrario della funzionalità, è la meraviglia,
il non-sapere.
Posso fare un gesto sena pretendere qualcosa, posso guardare un albero
senza sapere, senza cercare di trovarmi in ciò che so dell’albero? Questo è spirituale. Posso per un istante non
aspirare a niente? Essere totalmente presente. Qui non ci sono codificazioni
possibili. Non si può mettere questa disponibilità nella tasca e dire “sono
disponibile”.
Non è una critica, la spiritualità è psichiatrica quando le persone
hanno bisogno di sapersi maritate, di avere dei figli, un’amante, un paese, una
nazionalità, un colore, una razza, una squadra di calcio, dei gusti letterari,
cinematografici; hanno bisogno di difendere queste immagini, se no pensano che
non sono niente. Molta gente ha bisogno di trovarsi nel cristianesimo, nel
buddismo, nell’islamismo; è pienamente giustificato, non c’entra niente qui. Le
nostre riunioni sono fatte per quelli che intuiscono che, quando smetto di
inventare qualcosa, non c’è nessuna invenzione; che tutte le religioni, le
razze, le etnie, il sapere, le nazionalità, sono unicamente delle invenzioni
della paura; che ogni cultura, il mondo, la società è un’invenzione della
paura, per il non vedere profondamente qualcosa. Ma, quando non si è arrivati a
questa convinzione, è assolutamente giustificato per un francese credersi un
francese, per un buddista credersi un buddista e per un uomo sposato credersi
sposato. Hanno bisogno di questo se no ci sarebbe bisogno ancora di più di
ospedali psichiatrici. A un certo momento, non avete più bisogno di
appropriarvi di qualcosa, voi continuate il vostro funzionamento esteriore ma
non potete più comprendere ciò che vorrebbero dire tutti questi elementi.
La bellezza della vita è nell’istante. Non si può mettere in una
cornice. Nell’istante, sono libero da ogni cornice. All’esterno continuate ad
essere questo o quello, ma profondamente non potete più esserlo. Allora questa
spiritualità non ha forma, né nome.
D: Se ho ben compreso, la spiritualità è un’illusione?
R: E’ un concetto. Ciò che la gente vi proietta, a sei anni lo
proiettava nel suo gruppo di scouts, a dieci anni nella squadra di calcio, a
venti nella politica, a trenta nel matrimonio. Quella mancanza che si è cercato
di compensare con una bambola, un trenino elettrico, un bel voto a scuola, un
matrimonio, un figlio, la si proietta dopo nella spiritualità… E’ un polpettone
di tutte le nostre paure. Secondo la forma delle nostre ansie, ci si trova attirati
da un certo tipo di spiritualità. Quando si è là, bisogna rispettarlo come il
resto, ma non è niente altro che la nostra propria paura.
La vera spiritualità è un ringraziamento. Maitre Eckart fa una differenza tra la vera preghiera che è una
preghiera del cuore, una celebrazione del compimento divino, e la preghiera che
viene da una mancanza, che cerca di domandare una correzione. Non è più una
preghiera, ma una forma di accesso. La vera preghiera è un ringraziamento. La
vera spiritualità è un non-dinamismo che dà disponibilità a ogni istante.
Quando il cancro, la malattia, la nascita, l’emozione vengono: essere
disponibile: là si trova la profondità. Volersi liberare da tutti i propri
problemi per diventare spirituali, per diventare, perché no, un budda, ecc. è
l’espressione della paura. Ogni regola, ogni sapere non vengono che dalla
paura. Non si può codificare l’intangibile. Gli scouts, la politica, la
spiritualità, il figlio, la squadra i rugby hanno il loro posto, sennò questo
non esisterebbe. Viene un momento in cui non avete più bisogno di andare a
cercare nelle diverse correnti della vita.
Siete voi che rischiarate la spiritualità, e non il contrario. E’ la vostra chiarezza
che vi fa comprendere profondamente cos’è la politica, avere un figlio, la
violenza, la malattia, il buddismo, l’islam. La vostra chiarezza rischiara
tutto questo. Volersi cercare, tentare di trovarsi nella spiritualità è una
forma di confusione, di limite.
D: Quella chiarezza è la spiritualità, no?
R: Certo, ma là non ci sono più
parole, né direzione, né sapere e soprattutto nessuna persona spirituale. Resta
solo una non separazione. Non ci sono più scuole, linee direttrici,
insegnamento. L’importanza per noi è ricordare questa evidenza, che non c’è
niente da comprendere, niente da imparare. Non ho bisogno di creare degli
utensili per affrontare la vita. Inutile inventare mezzi di difesa o di
adattamento per far fronte alle situazioni. Guardate onestamente ciò che c’è,
ciò che suscita in me la paura, l’ansia, la pretesa, la difesa.
Chiaramente accetto le mie pretese, i miei limiti. Questi limiti
riflettono il non- limite. Occorre vivere la mediocrità, essa rivela ciò che è
l’ultimo in noi. Quando rifiuto la mediocrità, quando immagino e proietto un
inferiore o un superiore, delle cose spirituali che dovrebbero liberarmi dalla
vita quotidiana, là, sono completamente in un immaginario. E’ una forma di
psicosi. La mediocrità è l’essenziale. La mediocrità in rapporto a dei
concetti, ma è primordiale!
Funzionare giornalmente: mangiare, dormire, amare, vedere, sentire,
guardare. Niente da dipendere, da affermare, da sapere, non ho bisogno di
niente per intuire ciò che è essenziale. Inutile cambiare qualcosa in me. Certe
scoperte vano fatte e dimenticate nell’istante. Per l’ego, per la persona, è
una forma di terrore. L’ego vuole diventare spirituale, meditare, liberarsi.
Bisogna uscire da qui come un cane che ha visto un osso, al quale lo si leva
quando chiude la bocca. E’ quella sensazione là che bisogna sorvegliare, prima
che diventi una frustrazione, la sensazione della bocca vuota. E’ prima di
tutto una non-conclusione è questo l’esenziale.