3ème Millénarie
3ème Millénarie n.62 –
Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini
D: Voglio giocare ancora una volta all’Amore eterno; anche voi, certo,
ma voi come me non ci crediamo più veramente. Da dove ci viene questa terribile
“disillusione”? Da una credenza di “buon uomo” del XXI secolo? Da un errore di
visione? Da una stupida comprensione d’idee, d’aspirazione, di desiderio o di
appetito… E’ quello che dovremmo permetterci di scoprire nel centro delle
nostre vite.
Nella prospettiva di questa scoperta, non è
molto agevole per l’ego cominciare con lo stabilire onestamente la lista delle
nostre debolezze: il fragile amore che fatichiamo a mostrare, o ancora, al
contrario, la nuovissima passione divorante che, spesso, nell’attesa dell’amato
(a), ci dà sofferenza (inquietitudine e tensione).
Il nostro amore-attaccamento è contaminato
da “calcoli”, da timori, da eccitanti gelosie, da scorie, da mercanteggiamenti…
Riconosciamo che il nostro “amore” si trova al livello della
manifestazione possessiva, nelle sue
diverse modalità. Perché l’Amore vero, che non siamo pronti a concepire, non
saprebbe rendere schiavi i cuori: non esitiamo a dirlo (se non abbiamo il
coraggio di gridarlo): con l’Amore, si
sviluppano la libertà e la gioia.
E’ molto bello, ma l’amore che posso
portare non ha l’aria così “Grande”. Come posso amare? Posso amare veramente,
come è così bello credere?
Lei è bella, lui è bello, con lui o con lei la vita è bella… Le cose
che guardo, le persone che incontro, gli esseri in cui m’imbatto, diventano più
simpatici, tanto la mia passione è forte e la mia anima vibrante…
Questi grandi momenti passati, questi
grandi periodi d’amore (eterno!) li abbiamo intravisti… Noi speriamo ancora, a
volte, spesso, o oggi, un ritorno salvatore, una riscoperta… Chiariamo un po’
questo fenomeno del “colpo di fulmine”. La vedo, lo vedo, tutt’a un tratto
un’energia, sempre ingannevole e con una falsa sembianza, sale fino ai miei
occhi e riempie il mio sguardo: vedo la Bellezza, il Fascino (sempre “magico”)
della sua adorabile “immagine”. L’energia, a mia insaputa, è salita per la
porta dei sensi, il mio cuore batte con una forza interna che sente uscire
dalla sua solita letargia. Un po’ più tardi, in questo primo slancio, senza la
presenza (fisica) dell’amato (a), il mondo, la vita, sempre vibranti, mi hanno
fatto dimenticare, istantaneamente l’oggetto,o piuttosto,l’immagine del mio
amore;ma amo sempre!Chi?Cosa?Perché?Non ne parleremo; non ci pensiamo nemmeno,
toccati dalla grazia di un amore di cui ignoriamo rigorosamente la genesi.
D: Avete ragione, è vero, è sorprendente,
la Bellezza che vedo nell’altro; la mia gioia che “viene” dall’altro; questa
felicità che mi sembra “nascere” attraverso l’altro; sale in me, mi riempie, mi
cambia per un po’… L’altro, questo non-me che mi fa bene, non è allora che un
catalizzatore dell’amore-gioia che è
in “Me”, questo Sé profondo questo me stesso cui, nel sonno, non osavo pensare!
Certo, ma è osare vedere la natura di questo sonno, che ora non bisogna
sondare; fino alla insostenibile verità che costituisce questo ingannevole
“pane” quotidiano che “viene” dal mondo e non dal Cielo.
Sguardo sull’insostenibile.
L’insostenibile, eccolo: constato la mia
mancanza d’Amore eterno. Perché, andando più avanti, intravedo i mille e
uno modi di riempire “artificialmente”
la mia mancanza d’Amore interiore, di Gioia profonda, di Pace suprema:
il cioccolatino, il dolce, il buon film, la buona musica (quella che fa bene),
la serata simpatica, il calore umano, la gioia sessuale, il week-end (uff!),
che coccolano per un momento (bisogna ben crederci!) il mio cuore pesante dei
suoi vuoti.
D: Alt! Feriamoci. Siete un “mostro”, un
“terrorista mentale”, sputate nella minestra comune del bene umanitario!
R: Come volete…, ma ditemi, dov’è
l’immensità dell’amore in tutto questo?
D:…..!
R: Tutti questi piccoli riempitivi, più o
meno “importanti”, ci portano in una direzione di felicità che conduce
all’abisso; o, più esattamente, che rafforza la nostra terribile illusione di dover essere felici un poco e un
po’ di più… E’, paradossalmente, ciò che genera l’abisso da cui si fugge, la
mancanza di ciò che manca, senza posa, per riempirsi vanamente del rumore delle
cose di cui non percepiamo che delle “immagini”. Notate l’estrema difficoltà di
vedere questo bisogno costante di
“riempirsi” l’anima e il corpo di emozioni, di immagini, di piacere.
D: Ma … è la vita che lo vuole! E’ la vita
che è così. Credete di poter vivere in altro modo, voi?
R: Non avete torto. Vediamo le cose con più
calma, per favore. Io vivo come voi, ma ho preso gusto a provare a veder le cose in faccia. Vi tenta?
D:D’accordo,andiamo.
-Imparare a vedere o come tuffarsi.
R:.
Consapevoli che siamo nella natura psicologica conflittuale dell’uomo,
sappiamo bene che dalle nostre mancanze affettive “profonde” nascono dei
bisogni superficiali. Ma , nei fatti, ciò che è ben più difficile da vedere
direttamente, è che la nostra vita emozionale nella totalità è solo la superficie di un oceano. Si ha un bel
tentare di contenere la propria collera, per non aver l’aria troppo stupida, di
frenare i propri desideri per mostrarsi educati, di fare il furbo, il gatto o
la rana; le emozioni sono sovrane dove si svolge l’esperienza umana. La tempesta non può calmare le acque.
D: E dietro tutto questo?
R: C’è la tranquillità dell’acqua profonda,
quella che fa paura…
D: Cosa?!
R: Si, terrorizzati inconsciamente dal
vuoto, dalla vacuità, dalla calma assoluta, i nostri cuori si turbano, si
riempiono di paure e di desideri… Le nostre teste anche loro, come i nostri
corpo contratti, che non sanno gustare l’amore a livello energetico, perché le
nostre teste non “vedono” altro che una solida massa muscolare.
D: Questo vuoto soggiacente alle emozioni, voi lo chiamate
“tranquillità”?
R: Nella sua essenza è la Pace suprema, ma nella sua forma è l’ “angoscia esistenziale”, la malinconia, lo “spleen”
bodleriano, un languore monotono al fondo dei nostri umori.
D: E’ spaventoso.
R: Si, ma non irrimediabile. Quando ho
visto, nella vera psicologia del profondo, che non sono le emozioni, variabili
e mutevoli, che sono la causa della mia drammatica mancanza d’Amore eterno, ma l’angoscia metafisica, che si può
chiamare spleen, malinconia, ecc., la mia attenzione al vero problema comincia
a orientarsi. Lo stato soggiacente alle onde, al flusso e riflusso delle
emozioni, dei desideri e delle paure, dei lamenti, dei piccoli desideri, delle
passioni ecc…, si mostra senza abbellimenti e inganno: era lì, è lì.
D: Quale stato?
R: Tranne l’irritazione molesta che manifestate per me, in quale stato siete ora?
D: Emh…
R: Sei felice?
D: …?.Bò!
R: Guarda la difficoltà a vedere le cose in
faccia…
D: Beh, si…
R: Cosa “si”?
D: Io non ho certo l’Amore eterno.
R: Non sfuggire
D: Oh, tu…
R : Bravo, bella emozione, magnifica…
D: Si … è vero…
R: Per favore non giudicare niente e
nessuno. L’onda non è niente, la sua cresta schiumosa ancora meno ( i pensieri
carichi di emozione), è l’oceano che ci importa, contempliamo già la sua superficie,
lo stato fondamentale dell’acqua.
D: Ho lo “spleen” da anni, ho l’angoscia
esistenziale; credo sia il mio fondo, è duro.
R: Condivido il tuo cammino al cento per
cento, continuiamo insieme. Come lo percepisci?
D: E’ pesante…
R: Si, ma corporalmente come lo senti, lo
osservi, lo porti? Tutti i modi di vedere…
D: …? Ho una respirazione febbrile…
R: Lo vedi veramente, senza giudizio,
apertamente, pienamente?
D: Beh, no…!
R: Allora…
D: E’ strano, questa domanda diretta… Ho
l’impressione di soffrire di un male che si può mostrare… Forse è un vero male
d’amore interno…
R: Se tu lo vedi così…
D: Le sue contrazioni sono sensibili, ma ho
l’immagine più che vederle in faccia.
R: Con la testa non possiamo che
immaginare. Con il cuore, con la nostra sensibilità risvegliata, un “abisso”,
si dischiude sull’oceano. Dietro alla vita emotiva c’è una calma distesa
d’acqua, una straordinaria tranquillità che l’ego non può accettare o
tollerare; la sua vita è muoversi, desiderare questo o quello, riempire, nascondere…
poi soffrire (è la detestabile contropartita).
D: E il vero Amore…
R: E’ una grazia infinita, un dono divino
che non posso che ricevere, tanto che sono diventato sensibile alla verità dei
miei mali che dei miei piaceri. L’uno non può essere senza l’altro. Tanto è che
il mio cuore è riconosciuto “vuoto” e che la mia malinconia fondamentale, detta
angoscia metafisica dai più sapienti, è diventata la preoccupazione essenziale
della mia mancanza d’Amore eterno, la cui assenza governa le mie paure e i miei
desideri, i miei pianti e le mie gioie.
D: Il più grosso problema è allora nel mio
modo d’aver imparato a vedere, pienamente e senza fughe false, questa sorda
angoscia che a volte diventa noia, a volte scoramento, spesso desiderio e
sempre paura…
R: Presenti bene il problema. Lavoraci!
Un’ascesa disidentificatrice, d’osservazione, ha valore di Via Universale
d’Amore altruista. Comprendi sempre più che la sua soluzione è un vera
“soluzione” nel senso chimico del termine, cioè una dissoluzione del problema
stesso. Infatti, quando “vedo”, “sento”, affronto sotto diverse angolature
psichiche o corporee (tutte relativamente immaginarie) questo “spleen”, esso si
dissolve per un momento realmente, nel fondo calmo dell’oceano del cuore, dove
onde e tempeste sembra non siano mai esistite. Poi il sole immacolato
dell’Amore eterno può essere accolto- senza aspettativa-in tutto il suo
splendore impersonale.