Vimala
Thakar
3ème Millenarie n.
66 –
Traduzione di Luciana Scalabrini
Il termine “sviluppo” è basato nella terminologia euroamericana. Negli ultimi quaranta anni il significato di questo termine è stato ridotto alla proliferazione dei beni di consumo, a una produzione di capitali su grande scala e all’aumento del Prodotto Nazionale Lordo.
Negli ultimi cinque anni, il significato si
è concentrato sulle conquiste tecnologiche, specialmente in campo informatico,
elettronico e sugli strumenti per la ricerca spaziale. La produzione d’armi e
di munizioni, di aerei, di missili e di razzi è
inclusa in questo insieme. Il altre parole , lo
sviluppo è limitato al mondo fisico. Lo sviluppo culturale è trascurato, così come il campo dello
sviluppo umano attraverso l’educazione. L’essere umano deve essere trattato
semplicemente come un mezzo di produzione? L’essere umano sta per essere
ridotto allo stato di un semplice consumatore? Lo sviluppo economico deve
essere misurato solo dal denaro e dalla ricchezza?
Queste domande devono essere trattate in
priorità e seriamente in tutti i loro aspetti. La specie umana deve riconoscere
che porta nel suo organismo fisico una prodigiosa eredità d’animalità. La forma
umana è il prodotto dell’evoluzione biologica, cosmica, attraverso innumerevoli
secoli. Si è prodotto progressivamente un affinamento e una riorganizzazione
nei sistemi autonomi che funzionano all’interno di
questa forma. E’ giusto dire che l’essere umano è un animale razionale.
L’animalità deve essere accettata, identificata e rispettata. Gli istinti
autonomi, come la fame, la sete, il sonno e il bisogno di procreare sono comuni
a tutte le specie, umane e no.
Il Pellegrinaggio comincia con questo
riconoscimento dell’aspetto animale. Lo slancio degli istinti biologici è
irresistibile. Gli istinti sono attivati in maniera ritmica e non li si può ignorare, né negare, né reprimere. Accordare il ritmo e il ciclo dell’attivazione istintiva alle necessità
umane della vita sociale, è intraprendere un pellegrinaggio culturale
verso la perfezione. Questo adattamento razionale e scientifico con gli istinti
biologici deve rispettare il fenomeno di coesistenza
degli umani con la natura.
La seconda fase del Pellegrinaggio comincia
con il riconoscimento della gigantesca eredità razziale che portiamo nel
sistema neuro-chimico del nostro corpo. Gli esseri umani sono
il prodotto della civilizzazione e della cultura umana durante milioni di
secoli. “Cultura” implica organizzazione e armonia. Il cervello umano è stato
allenato nell’arte d’organizzare la conoscenza, l’esperienza e i modelli di
comportamento psicofisico amalgamati nei secoli, in modo così armonioso che si possa agire con dolcezza come membri della società.
L’eredità umana attiva gli impulsi
elettronici che chiamiamo pensieri, emozioni,
sentimenti, ecc. Lo slancio di questi impulsi organici può essere controllato. Ma non può essere completamente eliminato. La specie umana
ha utilizzato l’etica, la teologia, gli obblighi socio-economici,
per sviluppare modelli di comportamento basato sullo sviluppo morale e il controllo. La specie umana ha consapevolmente
coltivato e qualificato l’entrata in gioco dell’eredità psicologica. La scienza
del Raja yoga ci aiuta a creare una
relazione armoniosa tra le eredità fisiche e psicologiche. Il Raja yoga proibisce l’uso della forza,
delle pressioni o della violenza al fine di creare questa armonia.
La purificazione degli organi sensoriali biologici e delle strutture psicologiche
ha lo scopo di educare l’organo psicofisico in modo
non violento. La non-violenza è l’essenza dell’armonia.
Comincia allora la terza fase del
Pellegrinaggio verso la Divinità con l’utilizzo dell’energia cosciente di sé,
con la quale la specie umana è emersa dal regno animale. La razza umana si è
risvegliata alla coscienza di una dimensione trans-mentale. Si è risvegliata
alla scienza delle energie non fisiche, ciòè della spiritualità. La razza umana
è passata dalla teologia alla spiritualità, dalla razionalità alla spontaneità
ed è entrata in un partenariato con le energie cosmiche. L’individuo ha fatto
un salto quantico verticale dal livello neuro chimico verso la dimensione del
Silenzio, pieno di un’energia eterica vibrante. La trascendenza, attraverso l’insieme delle energie biologiche e
psicologiche, trasforma l’individuo isolato in una espressione
vivente della Totalità della Vita. La forma fisica resta un’entità
relativamente indipendente, ma i cervello e la mente
si trovano trasformati in strumenti
d’espressione sacri, responsabili del supremo fatto d’essere
della vita cosmica, che chiamiamo Divinità.
La natura umana e la natura divina si incontrano nell’altare della meditazione. La fusione
dell’una con l’altra crea un mutante che è chiamato yogi. Gli yogi formano
una razza a parte, anche se la loro forma fisica assomiglia a quella degli
animali umani comuni non mutanti. Gli yogi
vivono nella dimensioni del Samadhi, che è un risveglio olistico alla totalità della Vita,
mente l’essere umano ordinario è governato da una coscienza di sé
individualista.
La specie umana è una parte organica del
fenomeno biologico che chiamiamo pianeta terra. La sua
relazione con la terra, i fiumi, gli oceani, le montagne, le foreste e il regno
animale è una relazione organica. Mi sembra, che gli
esseri umani abbiano trascurato o ignorato questo fattore di base della loro
dimensione fisica di vita. Sono stati nell’illusione
di essere degli esseri superiori, supremi, in diritto di sfruttare le risorse
naturali per la soddisfazione della loro ambizione e della loro sete di
guadagno.
Il Pellegrinaggio verso la perfezione
olistica, che è l’essenza della spiritualità, resterà incompleto, fino a che
questa relazione organica non sia riconosciuta e
accettata.
La razza umana dovrà correggere la sua
prospettiva di vita totale e liberarsi dalla ambizione
di regolare tutto sulla terra e sotto i cieli. Ogni sviluppo economico o
industriale si rivela una maledizione, a meno che non si prenda
in considerazione il mantenimento nello stato dell’ecologia e dell’ambiente.
Tutte le risorse naturali come l’aria, l’acqua, la terra e gli alberi sono dei partners nel progresso umano e
partecipano alla pienezza spirituale. Non sono oggetti morti o vivi per il
consumo umano. L’atteggiamento consumistico verso tutta la vita e l’abitudine
di consumare in relazione alla natura costituiscono un
grave impedimento alla trasformazione della coscienza umana. La coesistenza con la natura deve essere convertita in un
cameratismo partecipativo, se la specie umana vuole attrezzarsi in vista della
prossima mutazione.
Il tempo ora è maturo per la successiva
fase di mutazione, nella quale la qualità e il contenuto della coscienza
saranno liberi incondizionatamente dalle credenze predominanti, dalle superstizioni
e dai concetti errati sulla sopravvivenza, sulla continuità della forma fisica,
così come della struttura psicologica. L’implicazione della stessa parola
“nascita” e “morte” sta per essere radicalmente cambiata. Il Pellegrinaggio
dall’animalità verso la spiritualità include una rivoluzione nelle nostre
relazioni con il pianeta sul quale viviamo è la nostra cooperazione con lui.
Questo aspetto di sadhana o questo
processo di autoeducazione attraverso la purificazione
è rimasto sconosciuto e non è stato fino ad ora affrontato.
Proseguiamo con la quarta e ultima fase del
nostro Pellegrinaggio collettivo. Il pianeta terra è abitato da varie razze,
diverse per religione ed etnia. Il fenomeno della diversità e della varietà ha
avuto per conseguenza l’evoluzione di differenti culti, di devozione e
consacrazione all’ultima Realtà. Devoti della forma hanno creato delle divinità
da adorare. Tutta una scienza della ritualità è sorta assieme al nome e alla
forma della Divinità.
Questo ha dato agli esseri umani dal lato
emozionale un senso di sicurezza e un supporto al mantenimento della pace e
dell’equilibrio in mezzo alle sfide della vita. Un’altra parte, dominata dalla
ragione, è arrivata alla Verità di un Dio senza forma che si espande
dappertutto e permea tutto. Questi non hanno avuto bisogno di templi o di
moschee, di chiese o sinagoghe. La comunità umana globale
contiene forme e varie sfumature di questi approcci razionali ed emozionali.
Sfortunatamente la consistenza di questi
approcci sistematizzati non è sempre stata amichevole e armoniosa. Ci sono
stati urti, conflitti, battaglie e anche guerre in nome della religione. La
specie umana dovrà accettare questo fenomeno di coesistenza
e scoprire i modi di cooperare gli uni con gli altri scoprendo la verità dietro
i rispettivi approcci. La diffusione aggressiva della propria religione, dei
propri dogmi e delle proprie teorie deve essere
rimpiazzata dalla collaborazione e da una comunicazione spoglia
dall’affermazione di sé.
Dopotutto, il cosmo contiene oggetti che
hanno una forma, così come uno spazio immenso che, lui, è senza forma. La forma
emerge dal senza forma per tornare in seguito nello stesso stato di forma. Mi
sembra che il processo di autoeducazione, individuale
e collettivo, dovrà includere questo atteggiamento di vicinanza liberale di
ricerca scientifica nella concretezza delle relazioni. La diversità sarebbe
considerata come una ricchezza culturale e una preziosa eredità spirituale. Il
profumo di Verità attorno ad ogni scoperta in ogni paese è un’espressine
indubbia di Vita. Non arrivo a capire perché i ricercatori
religiosi non fanno l’esperienza e non approfittano di questo profumo.
Durante i miei viaggi attorno alla terra,
ho incontrato la bellezza, la nobiltà e la Divinità dietro i costumi sociali e le
tradizioni, perfino tra le popolazioni che si chiamano tribali. Ho incontrato
(e sono entrata in relazione con loro) delle popolazioni tribali, non solo nel
vasto continente indiano, ma anche nello Sri Lanka, in Australia, nell’America del Sud e del Nord, e con la
popolazione delle Hawai. Ho sentito la stessa bellezza nelle cattedrali, nelle
chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe. La specie umana, con le varie lingue e
gli innumerevoli dialetti, ha cercato di esprimere un solo ardente desiderio,
quello di unirsi alla Realtà Suprema della Vita. Se questa essenza
è rispettata, i particolari secondari sui sistemi, le strutture e i rituali non
diventeranno oggetto di discordia. Mi sembra che il secolo che comincia renderà
l’umanità capace di convertire la varietà delle religioni organizzate in
un’orchestra d’armonia.
Non sembra possibile fare questo
Pellegrinaggio nell’isolamento gli uni dagli altri.
Non sembra possibile condurre questo
Pellegrinaggio con un distacco fisico o psicologico rispetto alla natura o alla
società. La vita fornirebbe il campo per la scoperta della Verità e le correnti
delle relazioni fornirebbero uno strumento di purificazione e di espansione della liberazione e dell’illuminazione.
Messaggio del Nuovo Anno Shiv Kuti – Monte
Abu, giovedì 2 novembre 2000
Fin
dall’antichità, i popoli dell’Asia sono stati più attenti ala
crescita olistica delle specie umane e non umane. Hanno focalizzato la loro
attenzione sulle relazioni con la cultura visibile così come sulle energie
cosmiche invisibili. La vita non era divisa in materiale e spirituale.
Mantenere l’indivisibilità e l’integralità della vita era la cura fondamentale
sottesa alla civilizzazione e alle cultura asiatiche.
Persino “economia” non implicava il fatto
di misurare il denaro in deposito o in contanti. Le terre agricole erano una
ricchezza, il bestiame sano e ben nutrito nel cortile della fattoria era una
ricchezza. Il giardino e l’orto erano, anche loro, visti come delle ricchezze.
E’ inutile dire che l’educazione, l’erudizione e la saggezza erano considerate
come le ricchezze più preziose della società.
I popoli dell’Asia dovranno attirare
l’attenzione del mondo sul fatto che lo sviluppo dovrebbe
essere fondato sul capitale umano e misurato secondo la crescita olistica e la
maturità degli esseri umani. Le energie contenute nelle
orbite solari o lunari, le energie contenute nei fiumi e negli oceani,
nella terra e nello spazio siderale non devono essere saccheggiate per saziare
la cupidigia dell’ambizione umana. Dovrebbero essere trasformate in
partecipanti da rispettare, sacri, nello sviluppo olistico del pianeta Terra.
La nozione d’economia basata sul denaro e
sul piacere dovrà essere sostituita dalla ricchezza organica basata sulla Vita
e sulla crescita.
D: Il pensiero deve comprendere e accettare i propri limiti. In che modo è
possibile? Quali difficoltà si incontrano in questo
processo?
V.T.: L’energia della coscienza con cui la
specie umana è emersa dalle specie animali non umane è un’energia
auto-cosciente. Questa energia auto-cosciente è quella che distingue gli esseri
dai loro compagni non umani. Con l’aiuto
della auto-coscienza di questa energia, gli esseri
umani l’hanno condizionata, coltivata,accresciuta e perfezionata. L’atto di
pensare è una delle attività di questa energia. Il
pensiero ne è il prodotto. La memoria è il residuo
lasciato a livello subcosciente dopo ogni movimento mentale. Perciò, invece
di dire che il pensiero deve
comprendersi da solo, si può dire che l’energia auto-cosciente dovrebbe osservare
l’atto di pensare e il suo risultato, e percepire i limiti con questa osservazione. In altri termini, l’atto di osservazione ci permette di prendere coscienza delle
limitazioni di ogni movimento mentale.
Vivendo nella società moderna meccanizzate,
siamo obbligati praticamente, durante la giornata, a
paragonare, a valutare, ad emettere giudizi di valore. Una persona che vive
nello stress e nella tensione nervosa di questa vita moderna complessa non può mai sostenere un atto d’osservazione libero da
reazioni o da valutazioni. L’osservazione è, dall’inizio, contaminata dai
condizionamenti del passato. Per questo bisogna apprendere di nuovo a percepire
con l’eleganza dell’innocenza.
D: Intellettualmente si
accetta l’enunciato: “Essere con ciò che è”. Quali sono gli ostacoli che impediscono d’essere in questo stato?
V.T.: La verità deve essere compresa.
Accettazione e rigetto non sono di pertinenza della
percezione della Verità. Quando usiamo l’espressione
“ciò che è” ci riferiamo al contenuto fattuale di un avvenimento o di
circostanze. I fatti non sono il risultato dei nostri
voti devoti e non possiamo ignorarli. Sono il risultato di molti fattori
accumulati. Il contesto socio-economico, i colleghi o
il personale con cui condividiamo delle responsabilità, il loro temperamento e
le loro abitudini meccaniche ecc. Tutti questi fattori influiscono sulla natura
di “ciò che è” nella nostra vita sociale. Inoltre, per
i fatti ecologici e ambientali, gli esseri umani non hanno il potere d
cambiarli o di dar loro una forma individuale. Il comportamento collettivo
danneggia l’ecologia e l’ambiente. Perciò,non ci resta
che incontrare “ciò che è” nella
relazione con la natura.
Dobbiamo comprendere l’imperfezione delle
nostre eredità e fare i conti con loro. I nostri desideri, le nostre
preferenze, le nostre ambizioni non ci permettono di vedere il fatto come è, né di vivere con lui senza produrre
autocommiserazione e rancore contro gli altri ,o depressione o un senso di
frustrazione.
Quando si permette alla trascendenza della
mente condizionata di autoriprodursi, si ha accesso
alla sorgente della forza interiore. Si fa corpo con questa sorgente e si
arriva a una pace indistruttibile.